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UN PROFILO ARTIFICIALMENTE COSTRUITO. Seconda parte. La sgangherata e deliroide geometria manipolativa.


IL VIDEO INCORPORATO CHE SEGUE IN PREMESSA VA IN SOSTITUZIONE DEL VIDEO IMMESSO SUBITO NEL'ARTICOLO, A CAUSA DELLA ELIMINAZIONE  DEI CANALI VIDEO DEL CDD, CON ECCEZIONE,  OPERATA IMPROVVISAMENTE DA GOOGLE-YOUTUBE 




PREMESSA

Questo sesto articolo con video audio inedito  (LA MANIPOLAZIONE DELIROIDE DELLA PSICHIATRIA. Le peripezie illogico tautologiche  dello psichiatra "SANI" 11 gennaio 2011), si riferisce innanzitutto  ancora alla sequenza delle attività del  gennaio 2011, inscenate per tentare di "riprendere in mano 

 

 

 

 

la situazione" ed eliminare definitivamente il magistrato Paolo Ferraro. Quando  parlavo con Sani ancora non sapevo del cumulo di nefandezze immesso da Girardi nei pochi minuti nei quali era rimasto solo  con due avvocati .... 

 

Nel video audio  vi è prima - ancora - l'incontro immediatamente precedente con il  dott. Paolo Girardi (registrazione da altro punto con maggiore evidenza del "dialogo" direttoeseguita con diverso  registratore). 

IN EVIDENZA le ammissioni  da parte di SANI sul ruolo della psichiatria nel "trattare" magistrati ma - variante -  anche , anzi "di più" "politici" e "ministri",  e la rivelazione confermata dagli avvocati delle pressioni ricevute da GIRARDI,   più lo smaccato tentativo posto in essere con sillogismi ed argomenti inesistenti ed autoreferenti dallo psichiatra Sani.

LA ASL RM E,  il SAN FILIPPO NERI ( reparto a quanto mi consta poi smantellato) ed il reparto nel SANT'ANDREA: strumenti del controllo "sanitario" su politici e magistrati,  come aveva già "raccontato"  GIRARDI. 

La discussione con SANI è lunga e defatigante, e i due avvocati Domenico Dello Monaco e Minghelli, scioccati dal precedente incontro con Girardi, hanno alcune  "cadute di stile"  e un eccesso di condiscendenza ai tentativi in atto. Erano stati da me istruiti sull'assecondare  (eccesso  di zelo ?!), ma traspare una loro leggera confusione sull'obiettivo e una provvisoria adesione ad una ipotesi di mediazione, che  si apprezza nel dettaglio, e che è  emersa ora meglio,  predisponendo l'audio video. 

L'accento che ora poniamo è sulla attitudine manipolatoria della psichiatria gestita in certe modalità e contesti, affermando per targhette astratte giudizi che si sovrappongono al reale e diventano il reale "formale" della psichiatria che copre il vaglio dei fatti e aggira le persone reali. Nel caso di specie, a supporto di ipotesi infondate la creazione di  sospetti irreali suffragati dall'ascolto selettivo di tre persone che non avevano rapporti e che palesemente hanno agito in modo premeditatamente falso e con modalità lapalissianamente disturbate ( incontro del 29 dicembre 2010 ). 

La eliminazione  sinanche  concettuale delle tante persone  che invece hanno rapporti quotidiani che coprono l'intero arco della giornata e tutta la sfera della  esperienza sociale umana ed affettiva, è un trucco tipico dell'armamentario deviato della psichiatria ( se accerchio usando parenti preparati mica posso far vedere che non hanno alcun rapporto e neanche frequentano l'accerchiato). 

Lo psichiatra SANI si esercita in voli poco pindarici con l'obiettivo di incastrare il magistrato Paolo Ferraro.  

Mi raccomando ascoltate a tempo perso come fosse una soap opera romanzata su un qualche canale radio, e non partecipate emotivamente a quel che ascolterete (indignatevi con parsimonia, che fa male a cuore e fegato, ed esaltate  l'aspetto grottesco e comico di questa vera "follia" deliroide persecutoria, impersonificata da ultimo con alcune  modalità  amical affettive che destano vera indignazione per il grado di supponenza ed ipocrisia ). 

Lattività di chi "doveva" riprendere "sotto controllo la situazione" ("sennò non ce la faccio a riprendere sotto controllo la situazione ..  " GIRARDI ) si esercita mediante un  ausilio successivo e con modalità ..che  definirei  esilaranti,  se non ne fossi stato il destinatario vittima designato. 

In questa versione il video audio riproduce secondo sequenza cronologica  una migliore  registrazione dell'incontro immediatamente precedente con GIRARDI, perchè necessario anche a capire ilcontesto :  chi già lo conocsce può andare al 43°  minuto e 30 sec.  subito dopo aver ascoltato la breve introduzione. 

Quante ne abbiamo dovuto sopportare  ... :D :D

[ Video elaborato e visibile verso  le ore 0 e 20 min del 20/11/2014 ]. 


Viene di seguito immessa   una mera sintesi per punti sull'uso della manipolazione strutturata da parte di un gruppo deviato che aleggia intorno e, in quota minimale, anche dentro la magistratura nella vicenda FERRARO. 

E poi vengono ricostruiti minuziosamente i principali fatti veri sino al 2011, mediante un puntiglioso e serrato racconto stralcio dal MEMORIALE ed altri scritti, rielaborato da terza persona ... . Si noti ( in tema)  il  resoconto su  precedente incontro del novembre 2010, appositamente dettagliato nei minimi particolari, ove  era emersa la altalena  logica del dott.  GIRARDI ed un suo gesto teatrale, buttando  sul tavolo una copia delle trascrizioni , che svela effettivi intenti, valutazioni di merito apriori e il  molto di più .. nascosto dietro la formula del "vaglio formale" dello psichiatra. Non servono spiegazioni.


I. LA MANIPOLAZIONE DELIROIDE ORCHESTRATA NEL CASO FERRARO.

La   sgangherata   e  "deliroide"   manipolazione orchestrata,  che illustriamo  ora, viene necessariamente gestita su un piano più generale  da un coacervo di psichiatri deviati e giuristi "causidici" di supporto. Ne abbiamo analizzato ruolo e metodi. 

Si tratta sul piano generale di qualcosa di più  della antica scuola sofistica e di "qui faciunt de albo nigrum",  perchè il coordinamento e la finalizzazione politica e di deviazione segreta, l'agire sistematico in gruppi o persone prima o poi coordinati, il legare alla manipolazione dei provvedimenti e dei fatti una orchestrazione diffamatoria condivisa preparatoria e susseguente, svela una potente (da non sottovalutare ma neanche sopravvalutare) matrice di potere sotterraneo,  gestito anche da servizi deviati,  e l'altro di più di cui abbiamo fornito prove dirette, o su cui abbiamo validamente argomentato. 

Le tecniche manipolative che andremo provando ed illustrando, di una gravità immensa nel caso di specie, appaiono in tutta la loro evidenza, visto il soggetto destinatario e la puntuale ricostruzione di storia identità ed attenzionamenti, con tanto di dirette testimonianze immesse in video audio in rete, e prendono ancora più risalto,  se possibile, dalla sequenza della pacchiana persecuzione portata poi sino agli ultimi stadi. 

E più cresce la consapevolezza della figura reale del destinatario dell'attività distruttiva e più risalta per converso la matrice criminale di quanto posto in essere, resi traparenti moventi, strumenti e finalità. 

Va sottolineato ancora che la potenza evocativa distorta e manipolativa della parola, la sua destinazione ad influenzare, convogliare, nascondere, invertire la logica del reale, oltre che usufruire di indirizzi di scuola, di ascendenti di programmazione neurolinguistica e di un progetto strategico (TAVISTOCK INSTITUTE ed omologhi ed utilizzo invertito finalizzato della psicologia dinamico relazionale),  viene amplificata dall'introdurre metodo e forme logiche nei provvedimenti giudiziari.

Ciò è potuto accadere per la infiltrazione guidata nei gangli della magistratura, utilizzando anche la fratellanza e intrufolamento di disvalori nel mondo della giustizia "uguale", ma abbiamo ragionevoli argomenti per indicare che talvolta il livello della manipolazione, le sfumature linguistiche e le scansioni tematiche dei provvedimenti rivelano una tematica ben più che scottante: il confezionamento di provvedimenti secondo logiche, tempistiche, impostazioni ed infine conoscenze o valutazione di esigenze che non appartengono alla giurisdizione né al singolo magistrato,  a maggior ragione.

Solo una notazione: i metodi e protocolli di alterazione del reale presuppongono anche su un piano generale attività preparatorie di infiltrazione e gestione sotterranea di rapporti e vicinanze, contano sulla personalità serena della vittima (assenza di paranoia) e sulla strumentazione soggettivo psicologica a disposizione, mentre preparano chiavi di gestione e "versioni" sempre individuali e personali. Al magistrato che si troverà con una moglie improvvisamente violenta e manovriera, al magistrato coinvolto a sua insaputa in una dinamica di vita penalmente o disciplinarmente gestibile,  ed anche ad altri, non verrà in mente mai che vi era stata una preparazione e gestione, e le chiavi di lettura e rappresentazioni adottate da chi ha preparato saranno coerenti con la preparazione segreta. 

Piegandoosi "rientrato in carreggiata" ed entrando nei circuiti che lo hanno attenzionato, forse capirà . 

Nel frattempo si sarò misurato solo sui piani e con gli approcci erronei che l'impalcatura personalistica casuale ed inviduale "siggerisce". 

Noi siamo perciò una vistosa eccezione,  oltrechè per aver diffuso un lavoro di analisi e prove a sua volta unico,  per aver informato e risvegliato la stessa magistratura e le istituzioni non  consapevoli. Fioccano le conferme , 

Il taglio individuale, la lettura casuale, la umanizzazione individuale sono l'arma potente di chi manipolando gestisce,  e ovviamente nei soli e selezionati casi concreti e reali che interessano agli apparati deviati e noi, ovviamente

Un'arma potente a sua volta supportata, a chiusura del cerchio, proprio dallo stesso strumentario psichiatrico/psicologico. 

Spacciare come sintomo patologico quella che invece è una equilibrata lettura perplessa di fatti reali è infatti un gioco da ragazzi per i manipolatori e controllori della logica del fatto. 

Anche perchè nel novantanove per cento dei casi "individuali" vi sono percezioni deboli, suggestioni, meccanismi mentali che possono indicare aspetti di patologico interesse. Perciò applicare abusivamente lo schema all'un per cento è cosa estremamente agevole.

Non è vero che nulla accade per caso: è vero anzi che solo alcune cose sono pilotate e direzionate e in casi tipici. Il buon senso dell'id quod plerimque accidit, il senso comune, la lontananza dalla vita ed esperienza ordinaria, le strumentazioni delle "non scienze" psichiatrica e psicologica fanno da guardiani ferrei a questi orditi di apparati e caste deviate, che usano sapientemente la casualità ad architrave protettiva. 

Eminentemente solo i film trasgrediscono apparentemente alla direttiva del silenzio, ma ad essi è affidata spesso la funzione di relegare nel fantastico o nell'immaginifico fatti reali, a cavallo tra simbolismo, minaccia avvertimento e, come accade, manipolazione.  

Persino il film THE TRUMAN SHOW è diventato fonte psichiatrica di teorizzazione della "sindrome da Truman Show" (paranoide e deliroide). 

Per dar più forza a questa impalcatura, nel mondo complottistoide gestito sono stati dislocati soggetti che raccontano, indicano, lamentano ed asseverano in modo patologico naturale o "teatralmente costruito".

La finzione manipolatoria ha aumentato l'opportunità di "gestire" fuoriuscite di persone e notizie, comunque relegabili in un circuito demenziale artificialmente costruito.

Una bella architettura, non c'è che dire (vedi i numerosi articoli conferenze ed analisi nostre su TAVISTOCK, complottavistockiani et similia). 

Poi venne il magistrato Paolo Ferraro. 

Anche questa appendice strumentale di accatto, organizzata e diretta da lontano se non coordinata, con il suo utilizzo del "protocollo pettegolo", una arma disinformativa e fastidiosa per chi non la sappia annichilire con la forza dei fatti e della logica, viene spazzata via nella versione nostrana.

II. - L'ALLINEAMENTO DELIROIDE NELLE VERSIONI E NEI RACCONTI E VALUTAZIONI,  MANIPOLATI SECONDO UN  MEDESIMO CANOVACCIO . 

Il taglio manipolativo del reale e artificialmente personalistico, come da canovaccio,  emerge evidentissimo da tutte le condotte, scritti e provvedimenti dei soggetti  operanti in danno,  nello scenario nostro ( solo questo profilo  trattiamo ora),  e viene trasfuso in: 

 
  1. una relazione iniziale di ufficiali di pg del reparto operativo CC Trastevere (uno dei quali iscritto certamente all'ordine militare dei cavalieri di Malta) che negano l'evidenza;
  2. un provvedimento a firma del PM Gianfederica DITO, che tomba un indagine finta; 
  3. le tre  lettere del procuratore pro tempore di Roma Giovanni Ferrara, con avvio di procedure per dispensa tentati, dapprima conclusi nel nulla  e da ultimo portati a missione compiuta (salvo eventi nuovi sopravvenuti), perché accettato lo scontro da Paolo Ferraro per scelta; 
  4. la bozza di difesa dal secondo orchestrato procedimento per dispensa,  preparata da Agnello Rossi  (con mail di trasmissione -  e relativa header, intestazione nascosta - provante la provenienza del documento,  il tutto messo in mano alla commissione IV del CSM).  Ben progettata  la scelta mia di ribaltare in ruolo difensivo il ruolo degli attori sotterranei e di abbassarmi come un giunco nella prima metà del 2010, per avere il tempo di acquisire prove e quadro completo; 
  5. nella impostazione delle attività sotterranee diffamatorie, che emergono tra l'altro nell'incontro di Pasquetta 2011 e le ammissioni minacce Canali - Vallini che svelano consonanze e partecipazione condivisa e diretta, conoscenza di fatti,  date persone ed attività,  ed il resto che emergerà ricostruendo storie e frequentazioni; 
  6. nella versione orchestrata all'interno dell'ufficio,  facendo credere stato e cose su Paolo Ferraro INVENTATE, almeno fino a quando nel  2011 parte la piccola discovery interna (prima il SILENZIO ASSOLUTO a copertura di una delle attività criminali più gravi realizzate in alveo giudiziario, tolti i morti, poi il canovaccio che viene utilizzato dalle audizioni del maggio 2011 );
  7. nella orchestrazione urgente del maggio 2011 (audizione al volo degli Aggiunti) volta a dare un apparente appiglio al CSM che  emise un assurdo provvedimento di sospensione cautelare sulla scorta di un pettegolezzo orchestrato e di un canovaccio di infantili e non credibili falsità CONCORDATO e nonostante il coro stonato fosse stato anche rotto da una voce intonata;  
  8. nella gestione delle attività dello stesso CSM e in esso dai due principali attori: dott. Paolo Carfì e AVV. Prof. CALVI;
  9. nel contenuto e passaggi argomentativi dei provvedimenti del CSM,  la cui matrice manipolatoria alla luce dei fatti e dati appare conclamata, qualunque cosa avvenga in futuro;
  10. nel  substrato di tutta la  manipolazione famigliare, preparato con cura da Silvia Canali ;
  11. in tutti i passaggi anche registrati delle false argomentazioni di psichiatri di apparato coinvolti: Dott. Paolo Girardi (massoneria teutonica), dott. Stefano Ferracuti (.. si sa.. ), dott. Luigi Cancrini (si ...sa .. ),  nelle attività registrate del dott. Tonino Cantelmi,  consulente del CSM (Rotary Club - cui verrà destinato dettagliato prossimo articolo) e nella emblematica attività posta in essere dal dott. Sani e prima dal dott. Girardi  (audio video inedito oggi qui immesso;
  12. nella subdola impostazione del prof. Francesco Bruno e della consulenza a lui fatta stilare quando già sapevamo chi fosse e stavamo investigando anche su quel fronte (vi sono registrazioni dell'inverno  primavera 2011 in cui il dott. Ferraro spiega tutto questo  ai suoi avvocati già in preda ad "amnesie retrograde" sui dati audio e fatti e in vistosa retromarcia,  storditi   dalla ardita gestione alla Clausewitz di Paolo Ferraro medesimo che  poi,  quasi intimoriti e piegati, tenteranno  di indurre il magistrato Ferraro a prendere "una aspettativa di iniziativa ... te ne vai in vacanza e te la godi" ... rompendo l'accerchiamento (sic!)  (audio video  inedito)
  13. sinanche (quando si era saputo del MEMORIALE e denuncia preparato) nella "sottrazione ai turni esterni" ordita di nascosto nel'aprile  2011 dal Procuratore Ferrara Giovanni e portata come argomento al CSM, mentre viceversa costituisce prova lapalissiana della orchestrazionedell'ordito e della artificiale precostituzione di fatti compiuti a sostegno.  

 

Una coordinata pressione negli ambienti di vita e di lavoro   ha contribuito a cementare al meglio consentito UN  FRONTE DELIROIDE che trasmuta la realtà del dott. Paolo Ferraro (tra le altre cose esperto di MOBBING e attività correlate, avendo gestito processi e indaginima non come il PM Giuseppe de Falco, appartenente alla cordata Pesci / Casciniche scriverà un libretto didascalico sul mobbing uscito proprio negli anni in oggetto e che soffriva in pubblico e sul piano istituzionale il confronto col magistrato Paolo Ferraro esperto di diritto alla salute e sicurezza e salute del lavoro e, oltrechè di diritto civile, di diritto ed informatica anche giuridica: ma in questo caso compare un diverso patologico sofferente soggetto, oggetto  di ben due recentissimi articoli e video audio),   

UN FRONTE DELIROIDE contro un magistrato da eliminare per quello che andava analizzando, per la sua storia indipendente che nasce intorno anche alle ormai note riunioni su Falcone del 1992, attenzionato da sempre e accerchiato da sempre nella stessa famiglia con cui aveva eliminato rapporti per ovvi motivi (famiglia intranea a servizi,  ministero dell'Interno e ricca avvocatura parvenù mediante scalata alla massoneria cattolica deviata e circuiti affaristici connessi  ai mondi assicurativo e della salute, oltrechè del recupero crediti). E Paolo Ferraro non ne sapeva nulla o quasi in concreto, ma se ne teneva lontano mille miglia.  

Una coordinata negazione del REALE attuata volta per volta allineando tasselli atipici e non coerenti, con vari metodi di pressione, condizionamento ed altri ben più spicci. 

Ma tra ciambelle senza buco (si ricordi ad esempio anche l'articolo e ricostruzione oggettivata non superabile "sessanta secondi svelano .. " oltrechè la trasmissione radio da ultimo portata alla ribalta)  e molto altro,  le cose non sono andate come volevano sin dal'inizio.

 

III. - SOTTRATTISI ED ESTRANEI ALLA PANTOMIMA 

Alla PANTOMIMA collettiva si erano sottratti Pietro Saviotti poi deceduto per infarto a sei mesi di distanza il sette gennaio del 2012, Alberto Caperna che addirittura ammetterà l'ordito altrui, mi chiederà con profonda stima di perdonare e rientrare, verrà a sapere di spezzoni di attività costruite a mio danno e morirà di infarto per cause da accertare il 13 ottobre 2012, un maresciallo di altamente professionale dell'arma dei carabinieri che vaglierà audio e contesti pregandomi di sottrarmi al quadro pericoloso sul piano personale e, "tremebondi", alcuni magistrati che conoscono esattamente chi sia Paolo Ferraro e chi sia la cordata dei "Willy cojotes" e quanto essa sia viscida e pericolosa. 

Nel 2012 persino il senatore che presenterà l'unica interrogazione parlamentare sui fatti (mettendo peraltro insieme due persone e vicende di prospettiva e prospetticamente completamente diverse), mi farà un elenco di nomi di magistrati che brigavano diffamando direttamente e facendo arrivare notizie diffamatorie omologhe a lui (conserviamo il tutto e ci chiedemmo come potessero sapere di contatti da me realizzati ...). All'epoca rimasi interdetto e stupito. Come poteva partecipare a questa attività chi mi conosceva dal 1976, GIUSEPPE CORASANITI, o ben sapeva chi fossi, PAOLO IELO, o chi appena confluito a Roma dalla Procura di Palermo mi aveva salutato con profonda stima e calore, D'Amelio, o ancora chi dichiarandosi ben consapevole di chi fossi (altro PM proveniente dal fronte siciliano negli anni duemila, che non mi risulta direttamente coinvolto nella gestione criminale dell'agguato a Paolo Ferraro) e via discorrendo ?! A quel tempo la mia analisi non era stata ancora completata.  

Ovviamente il personale nella segreteria del dott. Paolo Ferraroa stretto contatto quotidiano con lui, non poteva  che essere dannoso alla pantomima e lo è stato, testimoniando per scritto la reale e concreta esperienza sul lavoro a contatto con Paolo Ferraro sino al 18 giugno 2011: non per "amicizia",  e i quattro (più due appena allontanatisi per ragioni di carriera nel 2010) non potevano essere coerciti in forme esplicite e dirette per non "allargare troppo".  Ma rimarranno traumatizzati dalla immediata distruzione dell'ufficio, asportazione dei fascicoli e di tutto il materiale e smantellamento delle stanze (articolo "Chartago delenda est"). Lo stesso personale accerterà direttamente una evidente attività di infiltrazione eterogestita  (relazione 15 marzo 2011). 

A maggior ragione tutto questo si concretizzerà per la compagna convivente sin dall'ottobre 2010 di Paolo Ferraro, dott.ssa Patrizia Stefania Eugenia Foiani, stimato ed intelligente funzionario pubblico. Giorno per giorno trasecolando la dott.ssa Foiani  vedrà esercitata una sommatoria di attività in danno o criminali tali da perderne il conto ( se non tenuto per scritto) e ovviamente è la TESTIMONE diretta per la parte eccedente l'orario di lavoro, di chi sia Paolo Ferraro ed era dal 2010 oltrechè l'autrice di una serie di esposti e dichiarazioni pro veritate e lettere che trasudano  etica e consapevolezza reale  argomentata .  

LA MANIPOLAZIONE CRIMINALE PREVEDE CHE I TASSELLI NON GESTIBILI SIANO ELIMINATI LOGICAMENTE E DAL REALE: di qui una ulteriore manipolazione orale  patologica e velenosamente idiota ed ipocrita: "...il personale di Paolo Ferraro gli vuole bene e lo aiuta"  (vergognati Agnello "del diavolo") e la pretermissione sistematica di Patrizia. Lei non esisterà per la Procura, il CSM, gli psichiatri dell'apparato criminale deviato,  il giudice del divorzio dalla Canali, per i parenti deviati ed irretiti e con probabilità alta anche ricattati che si ritrovava Paolo Ferraro,  suo malgrado, e verrà tenuta  nel limbo del nulla con l'eccezione di una notifica nel 2013, dopo aver di suo pugno scritto decine e decine di pagine sottoscritte raccontando tutto ed anche cose di particolare gravità. E "vive insieme a noi" e mi si passi l'ennesima ironia.

UNA FALSA VERITA' CONFERMATA DA TUTTI COLORO CHE "CONDIVIDONO" CONSAPEVOLI IL PROTOCOLLO, GESTENDOLO CON MODALITA' CONSONANTI,  SI ATTEGGIA A  REALTA' MA E' INTRINSECAMENTE DELIROIDE,  in particolare se a questa non "fingono solo" di credere i partecipanti ... (ed il mio pensiero corre all'ondivago squilibrato comportamento di Simonetta Ferraro tenuto sino al 2010). 

Ma se i presupposti del ragionamento sono alterati e falsi LA FALSA VERITA' FORMALE  è comunque   strutturalmente    una  NON REALTA' A PROSPETTAZIONE DELIROIDE .

Noi a differenza di GIRARDI PAOLO non solo dimostriamo la falsità dei fondamenti fattuali e la manipolazione delle cose e fatti a monte e la loro utilizzazione in uno schema che si allarga a macchia d'olio e trasmuta etichette in continua evoluzione o pur di attingere il destinatario della attività distruttiva, con l'obiettivo unico di incastrarlo (Paolo Ferraro). Ma dimostriamo che le asserzioni di PAOLO GIRARDI, GABRIELE  SANI, STEFANO FERRACUTI, LUIGI CANCRINITONINO CANTELMI in quanto costruite su una realtà inesistente o valutativamente manipolata, appartengono per dimensione oggettiva  alla categoria del "DELIROIDE",  vieppiù in quanto non vi è mero errore.

Colpiscono  i metodi intrinsecamente arroganti e violenti sul piano intellettuale di chi,  nel mondo di quella certa psichiatria,  illustra etichette ma non indica concrete condotte vagliabili,  sia pure strumentalmente in termini di profilo artificiale costruito.  Il  verminaio della psichiatria ... deviata e sostanzialmente criminale ... "buchi logici" ?! sì, della cordata emersa. 

IV. - LO SCHEMA MANIPOLATIVO NELLA SUA PATENTE CONSISTENZA

Preparato e tentato da tempo era stato introdotto uno schema ridicolo, ormai esplosivamente inensato.  

IL PROFILO Paolo Ferraro "caso umano" (sic!), portato alla follia da evenienze personali, con personalità paranoica (pubblicato il video audio 4 ter sullo strappo dei TEST) e segnato da rapporti personali e familiari "intrecciati" : un armamentario infantile da servizi deviati, montato  sulla patologia di fratello sorella e figlio legale ... e, ben più grave, di coprotagonisti/e .. inseriti sapientemente .. (ma quale "sapienza" ?!). UN trasfert e ribaltamento patologico,  in forma "istituzionale"..... 

V. IL SEQUESTRO DI PERSONA DEL MAGISTRATO DI CASSAZIONE PAOLO FERRARO. Ventitre maggio 2009. 

In questo quadro di malata manipolazione persino il fatto pacifico conclamato di una grave attività criminale viene aggirato manipolando, contro unevidenza CONCLAMATA incontrovertibile . ( si veda più oltre  il dettagliato racconto sub capitolo due). 

Viene organizzata una trappola, piombano a casa di Paolo Ferraro con una squadra allestita (e con tutta probabilità avevano tentato "con flop causato da mia cena fuori casa" una cosa simile il giorno prima,  avendo fretta di impedire al magistrato di denunciare i fatti che andava accertando), viene stilato un certificato falso al volo nei confronti di una persona sana e tranquilla (ma sbalordita: che sia il lieve sbalordimento una patologia ?!) da una psichiatra mai vista e fortemente preoccupata da quello che andava facendo. Vengono NON sentiti e NON ascoltati poi i testimoni,  tre infermieri e due vigili urbani attoniti e presenti,  la "troupe" piomba senza titolo nè legittimazione nella casa (violazione di domicilio  aggravata), al gruppo viene aperta la porta da SILVIA CANALI che stringe con cenno di intesa la mano della psichiatra poi allontanandosi, non vi è un vaglio di legittimità del giudice tutelarenon vi è un provvedimento del Sindaconon vi è una pratica istruitanon vi è a monte un vaglio psichiatrico di alcun tipo (che non sia stato in altri luoghi FALSIFICATO, e poi debitamente fatto sparire secondo stile di questi criminali), non vi è prima una qualche certificazione,  e se falsa vi fosse a monte sparisce poi dal regno del reale, non vi è una mia sottrazione a qualunque altra attività (sempre illegale nella unica ipotesi immaginabile) non vi è un solo sintomo (la sera dovevo andare a cena con una amica)  non vi è alcuna necessità terapeutica tantomeno urgente (essennò perchè Paolo Ferraro dopo sarebbe stato a spasso per due giorni non "prendendo nulla", ma dormendo "nell'albergo" reparto psichiatria ospedale Sant'Andrea?!), non vi è alcun uso neanche di aspirine (data la "sana" salute oltrechè psicologica, fisica di Paolo Ferraro). 

Tra le 18:45 e le 23:30 c.a. Paolo Ferraro viene costretto non potendosi ribellare (questo lo capirebbe anche un bambino) e portato all'ospedale Sant'Andrea, sviata per sopravvenuta problematica logistica (e per intervento dall'alto direi) la meta PROGRAMMATA del San Filippo Neri. 

Una volta nell'ospedale la psichiatra criminale briga per far ascrivere a codice rosso il ricovero (e ne vengo avvertito  da uno degli infermieri preoccupato,  che ormai si era reso conto della gravità di quello che stava succedendo). 

In accettazione "coatta" spiego la gravità della situazione con argomenti sereni e consistenti, e nonostante un abbozzo di manipolazione nella annotazione, concordo di interrompere la SITUAZIONE COATTIVA realizzata , accettando di entrare con la certezza che appena fatti i TEST emergerà la gravità dei fatti in mio danno. Al momento  sono passate oltre tre ore ...  CONTRO LA MIA VOLONTA' ... sono sotto controllo della squadra, nella impossibilità di allontanarmi ... ( immaginate  DA SOLI la scena di Paolo Ferraro che si allontana e cosa sarebbe successo).  Nei due giorni successivi faccio i TEST di rito (che si cercherà poi di non far figurare eliminadoli dalla copia degli atti trasmessi ad autorità giudiziaria)emerge che sono perfettamente sano e addirittura serenosalvo la lieve ansia da sequestro di persona, mentre vado a spasso per due giorni in attesa che si accorgano del grave fatto delinquenziale. 

EBBENE, pacifica la giurisprudenza a riguardo,  il fatto INTEGRA IL REATO di cui aglli artt. 110, 81 2° co, 605 CP,  perchè vi è stata una privazione della libertà senza titolo né procedura formale, né provvedimenti di alcun tipo, senza rispetto di nulla, senza diagnosi (perchè una certificazione al volo dinanzi ad una persona calma e serena è una attività criminale in sè), senza che esistesse alcun presupposto sostanziale,  in costanza di  moventi clamorosi ormai emersi con prove oggettivate .  

IL TUTTO viene obnubilato, negato e nascosto e sono un magistrato di Cassazione che si apprestava a denunciare il coagulo della Cecchignola e le sue coperture nella magistratura romana e altre "partecipazioni". Certo a Paolo Adinolfi andò peggio. 

BENE: MANIPOLAZIONE E' NASCONDERE TUTTO CIO' E ARGOMENTARE NEGANDO LA CRIMINALE  SOTTRAZIONE DI LIBERTA' CONCRETIZZATASI. E LA GRAVITA' DELLA MANIPOLAZIONE MEDIANTE OCCULTAMENTI DEI FATTI E' TALMENTE SMACCATA CHE i magistrati informati stentano ad accettare la realtà lapalissiana. Stentavano. Ora sono sconvolti...

e qui di seguito lo stralcio nelle parti che rinviano con tutti i link a banca dati dedicata ...... completa,  che consente di riscontrare direttamente tutto quanto sinora illustrato. 

"PRIMA FASE (sequestro di persona del 2009 e procedure sino al 2010 VEDI MEMORIALE ). 

  • (luglio 2010) gli atti della prima e seconda procedura di dipensa archiviata dal precedente CSM

SECONDA FASE ( procedura di dispensa 2011 -2012 ) 

 

  •  documenti sulle attività strutturate in danno poste in essere nel  2011 da familiari e Silvia Canali (ex coniuge legata a quegli apparati) e alcuni esposti denunce della compagna attuale del dott. Paolo Ferraro, dott.ssa Patria Stefania Eugenia Foiani; come da legenda e copia atti che segue

 

 

  1. copia dei provvedimenti del CSM emessi in sequenza: il primo cautelare del giugno 2011  https://drive.google.com/file/d/0Bz8ZSwosruM0OGVkeDBvNDFhTWM/edit?usp=sharing (provvedimento emesso alla cieca per delegittimare  e impedire la denuncia e propalazione pubblica : sul ruolo delle false dichiarazioni al CSm vedi articolo sotto e l'articolo https://paoloferrarocdd.blogspot.it/2014/07/un-profilo-artificiale-inventato-per.html nonchè l'articolo che ricostruisce tutte le vidende pregresse sino al 2014 https://paoloferrarocdd.blogspot.it/2014/08/un-bel-guazzabuglio-questa-e-la-trama.htmlil secondo dopo la prima perizia di Cantelmi emesso nell'ottobre 2011  https://drive.google.com/file/d/0Bz8ZSwosruM0UDFYajdvYW5Ha1U/edit?usp=sharing , il terzo dell'ottobre 2012 sulla scorta della seconda "perizia" di Cantelmi  di ulteriore sospensione di due mesi https://drive.google.com/file/d/0Bz8ZSwosruM0VXVfMmVtQ1I5MnM/edit?usp=sharing, il quarto definitivo di dispensa per "inettitudine"  https://drive.google.com/file/d/0Bz8ZSwosruM0R3JRS1pqdDY2a00/edit?usp=sharing.  [Tutti i provvedimenti emessi dal CSM, commentati analiticamente negli esposti denunce e memorie miei dell'ottobre 2012 https://paoloferrarocdd.blogspot.it/2012/10/4-memoria-esposto-del-9-ottobre-2012.html e novembre 2012  https://paoloferrarocdd.blogspot.it/2012/11/5-memoria-esposto-finale-del-3-novembre.html regolarmente depositati al CSM ]."

 

ED ORA la ricostruzione dettagliata tratta dal MEMORIALE, fedele resoconto di tutto quello che di più rilevante sotto i profili menzionati è accaduto tra il novembre 2008  ed il 2011. REVISIONE AD OPERA DI TERZA PERSONA CHE HA STUDIATO TUTTA LA DOCUMENTAZIONE E COLLEGATO VARI SPEZZONI  INFORMATIVI.

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  UN PROFILO ARTIFICIALE INVENTATO 

(ANCHE  PROGETTATO DA TEMPO!?)

- Seconda Parte -

Prefazione, rielaborazione e stralci collegati   

Quanto mostrato ed argomentato nella prima parte di questo articolo (https://cdd5.blogspot.it/2014/07/un-profilo-artificiale-inventato-per.html) costituisce la prima evidenza dell’esistenza di un’organizzazione coordinata di soggetti che operano in tutti gli strati della società (ambienti militari, magistratura, psichiatria fino alla “casalinga” moglie separata di militare impiegato presso lo stato maggiore della difesa, Sabrina). Per la prima volta, nel “trattamento” del magistrato Paolo Ferraro, qualcosa è andato storto nell’ambito di quello che era ed è l’applicazione di un protocollo di “gestione” ben oliato da decenni e che fino a quel momento aveva mietuto le sue vittime in modo discreto: mascherato di norma da “vicenda personale” del malcapitato (abbiamo già citato il caso Marrazzo) o da "patologia professionale". 

Corredano il quadro   strane “morti naturali” (i procuratori aggiunti Caperna e Saviotti e in generale una percentuale di morti per infarto superiore alla media), “omicidi di mafia” (Falcone e Borsellino), morti bianche, omicidi con sparizione del cadavere (come purtroppo probabile nel caso del dott. Adinolfi).

Caratteristiche e finalità di questa organizzazione emergono dall’evidenza del suo stesso operare piuttosto che da una descrizione taghetta che finirebbe per confondersi con le narrazioni più o meno fantasiose e complottistoidi oggi diffuse, talvolta ad arte, per creare confusione o mitologizzare a copertura del reale. L'etichetta e il nome SUPERGLADIO, sintesi tra massonerie di alti livelli, poteri militari poteri internazionali e criminalità organizzate con forte infiltrazione e partecipazione di uomini dei servizi militari e civili (ripetiamo, "deviati" , perchè lo sviamento del tuolo esiste anche per i servizi segreti), ha il pregio di descrivere una realtà di vertice segreto  articolata ma  ordinata secondo un filone strategico e di gestione di potere finalizzato ma sul piano storico politico . 

I filoni di caste borghesi antiche e/o ricche ricche e deviazioni , l'esoterismo di apparati deviati e la matrice massonico più o meno deviata ed altre giustapposte ( compresi neo culti orientaleggianti e filoni antico massonico militar cattolici) costituiscono invece singoli tasselli di un mosaico davvero estremamente complesso, che ha però necessariamente  le sue stanze di compensazione. 

Ma dove si unificano le scelte e sotto la ègida di chi ?! Come si "condividono" le scelte?! A noi è stato raccontato anche analiticamente ma in attesa di ulteriori corposi riscontri, preferiamo far arrivare tutti,  attraverso una analisi condotta per dati fatti e realtà direttamente e concretamente osservabili,  ad una consapevolezza di quadro su base concreta .

Vedremo in questa seconda parte dell'articolo come la costruzione di un profilo patologico artificiale di personalità architettato  contro il  magistrato Paolo Ferraro abbia raggiunto il suo culmine nelle vicende del 2008 e del 2009 con il sequestro e fallito tentativo di eliminazione per via psichiatrica “breve” (che porterà allo scoperto diversi soggetti nei rispettivi ruoli). Ma soprattutto abbiamo già illustrato e vedremo  ancora come alla luce di quanto accaduto dal 2008 si possa individuare un lavorìo intorno alla sua persona risalente ai decenni precedenti (come minimo dai primi anni ’90), fino ad individuare vertici e comprimari di quello che si delinea come una porzione significativa"condivisa" del  vero e proprio apparato all'opera. Non miti, burattinai ed altre analoghe fantascientifizzazioni: corpi e professionisti coordinati che si muovono in sintonie precise,  con uomini chiave nei posti chiave. Tutta roba ordinaria se non fosse che non è mai stata illustrata, svelata, descritta, anatomizzata con la finalità di disvelarne metodologie strumenti e ed attività illegali nel cuore dello Stato ( Magistratura e medicina  ) per consentire un intervento concreto sui vari piani che permetta di ripristonare condizioni di legalità necessarie.  Si tratta di associazioni per delinquere che si avvalgono della omertà e del potere anche territoriale mediato dalle grandi organizzazioni criminali,  ma soprattutto del potere collegato a ruoli professionali istituzionali   orientati ed ispirati da fini di gestione,  controllo e come sempre infine lucro delle organizzazioni medesime , in sintonia varia con organismi e poteri intternazionali. Poteri e ruoli professionali e istituzionali   piegati a fini criminali, ed innanzitutto per preservare le organizzazioni e il bene prezioso della loro "segretezza". IN questo è incappato per la "fortuna di tutti" il magistrato PAolo Ferraro. 

La riflessione racconto riparte dalla registrazioni già effettuate:  per tutto quello che precede si rinvia al MEMORIALE parte prima, e agli articoli che hanno minuziosamente ricostruito fatti ruoli accadimenti e contesti e contestualizzato minuziosamente ciò che emergeva dai fatti della CEcchignola  ed antefatti del mondo giudiziario romano.

  1. DALLE REGISTRAZIONI DELLA CECCHIGNOLA DEL 2008 AL SEQUESTRO DI PERSONA DEL 2009

Il 20 Novembre 2008 Paolo Ferraro decide di dire a Sabrina quel che aveva sentito nelle prime registrazioni già approfonditamente valutate. Avvertì la donna del quadro che emergeva anche con un sms (ALL. 3). Depositata la denuncia fece due precisazioni al maresciallo capo Massimo Campi, ufficiale di polizia giudiziaria con cui aveva rapporti di amicizia e stima (non avendo all’epoca ancora attribuito un qualche utile significato a quello stemmino di un “ordine cavalleresco militare” da lui esibito due anni prima con orgoglio).

Con dolcezza e senza in alcun modo allarmare il minore che era in casa, in occasione di un’uscita in macchina per fare la spesa (giovedì 20 Novembre 2008) Ferraro aveva illustrato la situazione a Sabrina, che alla contestazione di frasi precise fece un racconto parzialmente reticente di ciò di cui era consapevole. Poi fece ascoltare direttamente alla donna la sola ultima registrazione (7 Novembre 2008) mediante il PC fisso di casa: Sabrina trasalendo confermò il racconto sottolineando che non era completamente consapevole di aver pronunciato le stesse frasi, a lei comunque foneticamente riferibili senza possibilità di errore e che non riusciva a riconoscere ed attribuire a persone le frasi altrui (forse mentiva ma non è certo: sembrava stordita ed in parte stupita da quello che sentiva). Lo stesso avrebbe sostenuto per iscritto, molto più tardi, con una lunga mail importante epperò significativamente contraddittoria, riferendosi all’intero brogliaccio ed alla estrazione di singoli spezzoni successivamente operata (e-mail all. 4).

L’indomani avrebbe poi deciso di negare tutto, affermando che non era in grado di riconoscere la sua voce ma soprattutto quella degli altri (dicendo però anche di avere paura di loro, alludendo con vistosa preoccupazione a “quello che le sarebbe comunque potuto succedere”).

Ferraro si recò al lavoro dopo averle detto che doveva pensare a sè ed al figlio e dichiarando che in quel contesto non sarebbe tornato a casa. Telefonò poi al marito separato della donna, chiedendogli a bruciapelo se sapeva come avesse vissuto Sabrina negli anni della separazione (2006 e 2007) e se fosse a conoscenza di fatti del 2002-2005. Preso di sprovvista disse solo “io sapevo di quello che era successo quando aveva tra 20 e 24 anni” poi si fermò rifiutandosi di parlare e disse “ne parlerò solo con Sabrina” chiudendo la comunicazione dopo soli tre minuti.

Chiamò poi il padre della donna e gli fece ascoltare le sole frasi immediatamente intelligibili: lui ascoltò soprattutto i dialoghi con Katia dell’ultimo lunedì, rimase stupito e, poiché percepì ESATTAMENTE quelle frasi, si allontanò commentando che nonostante l’evidenza ne avrebbe parlato con la figlia. Disse a Ferraro che egli non era il marito e “non avrebbe dovuto scoprire quelle cose” (!!!).

Nel frattempo Ferraro si rivolse ad un avvocato “di fiducia della Procura”,  avv. Luca  Petrucci chiedendogli di trovare uno psichiatra ed una psicologa per Sabrina. Allo psichiatra Ferraro intendeva anche affidare il compito di interpretare il contesto e di come dovessero spiegarsi le sequenze registrate e alla psicologa un’attività di sostegno per Sabrina, che aveva dichiarato di aver subito pressioni e nuove minacce (aveva parlato dell’auto e del bambino ma si intuiva che in qualche modo era ricattabile ). Questo avvocato era anche un compagno di impegni giovanili del magistrato negli anni della politica studentesca, 36 anni prima...( troppi).

Ferraro decise quindi di allontanarsi dalla casa ma di rimanere in contatto con la donna per aiutarla e sostenerla, invitando la famiglia (anche con apposita telefonata alla madre) a non lasciarla sola. Prima di andarsene chiese a Sabrina ma anche poi alla madre di lei per telefono, di cambiare le chiavi di casa (risultando dall’ascolto dell’audio potenziato nel volume e ripulito artigianalmente che svariate persone “usufruivano” liberamente della casa sempre entrando con la chiave e che spesso la donna era in stato di relativa o vistosa passività ed assoggettamento, seduta in salone dinanzi al portatile o nella postazione del pc fisso accanto, mentre le persone entrate si comportavano in modo vistosamente anomalo, spesso all’inizio parlando sottovoce, non salutando e solo piano piano entrando in comunicazione con la donna, infine parlando anche a voce normale in altri casi; il primo lunedì 10/11/2008 però Sabrina obiettava impaurita “no...” all’ingresso immediato - a distanza  di soli 23 secondi dalla mia uscita - di altra donna con le solite modalità… quindi in questa occasione era in certo grado cosciente ed emetteva un gemito preoccupato e di paura mentre la donna entratata in casa chiudeva a chiave la porta ).

Sabrina prese queste precauzioni, lasciando addirittura l’abitazione della Cecchignola ed accettando di trasferirsi dai genitori.

I primi quattro giorni Ferraro ricevette almeno tre telefonate da Sabrina: in un caso chiedeva singhiozzando cosa dovesse fare dicendo di avere paura per sè e per il bambino, anzi indicando di aver “paura che glielo togliessero”: cosa poco comprensibile in quel momento (la frase sembrava quasi alludere ad un paventato intervento di soggetti istituzionali). Un’altra di queste telefonate, più generica, fatta di pianto e parole smozzicate fu persino sentita da magistrato dell’ufficio dott. Stefano Pesci che Ferraro (ancora ignaro della “situazione” in procura) chiamò appositamente ed ingenuamente,  e che ascoltò in viva voce la telefonata. 

La denuncia depositata da Ferraro fu fatta in un impulso anche di generosità e per assicurare una tutela ed un vaglio il più possibile rapido della situazione, senza tener conto dei possibili riflessi che poteva comportare la sua posizione di denunciante nell’ambito del suo stesso ufficio. La prudenza era passata in secondo ordine preceduta dalla generosità, lo slancio, il senso del dovere morale. Certo non immaginava quello che si muoveva di occulto e nascosto accanto, sopra e sotto al suo ufficio, frequentato da quasi tutti colleghi certo non eroi né geni, ma perlopiù bravi, carini e pieni di stima apparentemente sincera.

Il primo impatto con il Procuratore Giovanni Ferrara, con il collega Stefano Pesci ed il Procuratore Aggiunto Nello Rossi (coinvolto di fatto), fu subito chiaro: preso atto del luogo ove si sarebbero svolti i fatti, sembravano dubitare ma erano anche irridenti e “criptici”. .

Poteva sembrare che il “senso comune” prevalesse nella loro iniziale valutazione, in aggiunta al giudizio preconcetto sull’imprudenza di depositare la denuncia (che in realtà per il magistrato rappresentava un atto di coraggio dovuto) ed ancora alla scarsa comprensione della sensibilità mostrata da Ferraro. C’era e  NON POTEVA NON ESSERCI una risposta emotiva ad un fatto così delicato (in realtà poi rivelatosi suscettibile di ipotesi ancora più grave); tuttavia, secondo le loro apparenti valutazioni era proprio l’emotività a creare un fatto di per sè non esistente, operando così una inversione a priori della chiave interpretativa. Anche l’allusione diretta a pratiche ipnotiche presente nella denuncia poteva forse usata come argomento per rendere ai loro occhi meno credibile la fin troppo sintetica denuncia presentata da Ferraro. Questa fu la chiave di lettura dell’atteggiamento del procuratore e dei colleghi da parte di Ferraro, che si rivelerà assai ingenua alla luce di fatti e comportamenti successivi. Le loro “preoccupazioni” apparivano inizialmente ancorate anche alla necessità di tutelare l’ufficio, anche se era difficile comprendere l’ampiezza ed il contenuto di tale “tutela”. Rispettando quindi formalmente la loro posizione è più che altro per la difficoltà di inquadrarla, Ferraro rimase in attesa di poter spiegare analiticamente ciò che si poteva sentire nelle registrazioni e darne le molteplici chiavi di lettura possibili dinanzi all’autorità competente.

Solo in seguito avrebbe scoperto che seguivano un protocollo preciso ed un brogliaccio ben noto a loro. Lo stesso brogliaccio sarebbe stato “recitato” nel maggio  2011 con domande a taglio preconfezionato su “caso umano” e “vicenda personale” dai membri della Commissione del CSM particolarmente attivi e certamente ben consapevoli : Paolo Enrico Carfì AVV. Prof. Calvi . E lo stesso taglio sarebbe stato stilato e riversato  dall'autore della prima memoria che ne ha lasciato traccia scritta nel 2010 durante le prime due procedure con tentattivi di dispensa ( mail inviata con documento allegato) : il dott. Agnello Rossi aggiunto della Procura . I tre accomunati da appartenenze politiche e di corrente omologhe, le stesse di Stefano Pesci Giuseppe Cascini, gli altri due magistrati della Procura coinvolti direttamente o ab externis nell'affaire .

Ma torniamo alla vicenda nel novembre 2008.

L’improvvisa scoperta di un’imprevedibile realtà sotterranea, inspiegabile nella sua totalità, comportava quindi una logica reazione: Ferraro chiese ripetutamente di procedere al diretto, completo e tecnicamente adeguato ascolto delle registrazioni, sottolineando quanto fosse importante agire rapidamente anche a tutela del minore. Parlò e scrisse di pericolo di reiterazione del reato argomentando sulla situazione comportamentale e sulle alterazioni incomprensibili del comportamento di Sabrina,  che erano già  ipotizzabili ad un primo vaglio. Nel contempo continuava ad approfondire il lungo e complesso ascolto delle registrazioni, traendone ipotesi, qualche deduzione concreta plausibile e dubbi su una realtà più complessa, cercando separatamente di acquisire altri elementi di valutazione esterni. Si recò dal Procuratore cinque volte in un mese, sempre pregandolo di non farsi trarre in inganno dall’apparenza inverosimile della storia, comportandosi sempre in modo rispettoso.

Da subito attraverso un lavoro di analisi corretto il contesto operativo ed i fatti che emergevano dall'ascolto degli audio erano stati sintetizzati in una tabella di analisi stilata all'inizio di Dicembre 2008  .

  1. Ogni volta usando le chiavi in casa entrano da un minimo di due donne e due uomini a tre donne e tre uomini più presenza bambini

  2. l’ingresso avviene tra 19 sec ed al più 3 minuti dalla mia uscita

  3. il tutto avviene di nascosto clandestinamente ( vedi file abr 10 e dialogo iniziale esplicito con Katia ma normalmente non vi è interazione con le persone entranti )

  4. il comportamento dei vari soggetti è anomalo ( frasi sussurrate , parole e procedure ripetitive del tutto anomale ) Sabrina di norma non interagisce con i presenti e si trova posizionata al computer in attesa , i presenti spesso parlano a voce bassa e insinuante sinoa achè progressivamente le voci delle persone si fanno più incisive

  5. emergono attività e commenti e emissioni di suoni connessi ad attività sessuali

  6. emerge Inequivocamente uso di sostanze liquide o sniffate

  7. vi è presenza e partecipazione di minorenni

  8. Le modalità di attività sono ripetitive come secondo un modulo ( preparazione del tavolino, preparazione della panca , rapporti orali e non in salone prevalentemente davanti al computer )

  9. il connotato delle attività sessuali è atipico e non vede partecipazione emotiva ma mera attività professionale nei modi ed accenti ( anche le fasi più espressamente sado maso  sembrano recitate e non coinvolgenti ,e vengono sempre espletate in presenza di uomini esterni che interagiscono parlano e chiedono come meri clienti … vedi il Fabio del giovedì )

  10. Durante i fatti Sabrina si continua a comportare anche come una casalinga ( ripone i piatti nella lavastoviglie, passa l’aspirapolvere per terra ) e poi c'è uno " stracci da passare ... " in un contesto agghiacciante dal min 3 e 23 sec in poi .. 

  11. Non vi sono toni esplicitamente minacciosi se non i “ bevi” e ’”hai capito “del sabato 8/11/2008 e le fresi assertive volte a condizionarla del tipo “ ti sbagli “ riferite ad un temtativo di sottrasi a d attività “ ha finito “ “ nò ti sbagli “

  12. viceversa nel file ultimo del lunedì la Sabrina lamenta pressioni ricevute e dice testualmente “ mi volete proprio costringere .. mi volete rovinare .. “.

  13. La organizzazione perfetta del tutto non lascia mai tracce fisiche in casa se non in due occasioni la cenere di sigaro che riconduce all’inquilino di sopra

  14. Le modalità e procedure dei comandi e sequenze di apparente condizionamento della Sabrina emergono in tutte le registrazioni. In quella del martedì pomeriggio anche in uscita dalla casa . Particolare il piglio organizzato e la sequenza degli ordini ultimi, e la organizzazione esterna con avviso immediato del mio ritorno.

  15. Proprio il martedì pomeriggio si sentono comandi assurdi e anche il comando “ ah bedèlta dai “ e il bevi con la Sabrina che indica anche il contenuto della bevanda ( si recepisce chiaramente solo la fine della parola … “...ina “ )

  16. Ai fatti partecipano con certezza persone abitanti alla casa corrispondente al piano superiore ed alla casa al piano sottostante, nonché nella palazzina a lato dx..

  17. Il condominio è militare e vi è presenza di ufficiali dell’esercito e personaggi militari "vari " .

  18. Sabrina fa in tre sequenze distinte un racconto sempre più analitico e riscontrabile anche successivamente MA impostato sul “ mi hanno ritrovato “ ( ?!?! ) con particolari sulle minacce e paura relativamente convincenti ma poco chiari . Peraltro tutti i dati suindicati sono compatibili con il taglio e l’apertura del racconto. 

 

Dopo pochi giorni gli fu detto “ma a titolo di battuta” che “la donna era ben organizzata” che “le cose stavano in modo un po’ diverso” da come riteneva e infine “togliti di mezzo da questa storia”. Altresì doveva “smettere di investigare”. Più tardi, quando evidenziò a voce i fatti più gravi ipotizzabili con l’ascolto, gli fu suggestivamente replicato “ma tu vuoi male a quella donna...”. Fu accompagnato alla porta subendo il segnale evidente che comunque non poteva ottenere come cittadino l’approfondimento di ciò che pure emergeva come ipotesi non peregrina e ciò che era dato ulteriormente intravedere . . L’opinione “ufficiale “ sull’approfondimento delle vicende appariva precostituita, ma Ferraro proseguì nel cercare di acquisire elementi ed analizzare i dati disponibili. Troppe cose non quadravano anche oltre gli atteggiamnti sospetti dei magistrati indicati.

Ripetiamo quanto già evidenziato nella prima parte di questo articolo : almeno tre circostanze rendono evidente la malafede di tutti quanti si sono dati da fare nella direzione impressa dall'apparato che vedeva in gioco immagine, la scoperta di attività coperte varie e sinanche la ricostruzione di metodologie ed attività passate (nella frangia eversiva o deviata della Procura di Roma, nel CSM e negli ambienti psichiatrici collegati) e soprattutto nella componente di coloro che hanno preso parte alla vicenda fingendo di ignorare e di considerare vaneggiamenti quanto sostenuto prove alla mano da Paolo Ferraro:

1. Indipendentemente da ciò che ha registrato, capito, ricostruito e saputo Paolo Ferraro, la presenza di sètte a copertura esoterico-satanista (nella Cecchignola, nel territorio a sud di Roma esteso sino ai castelli romani) viene considerata una certezza dal Ministero degli Interni nel momento in cui istituisce (con una importante circolare del 1996) la S.A.S. SQUADRA ANTI SETTENella circolare si fa inoltre esplicito riferimento ad attività di “destrutturazione mentale” poste in atto in alcune tipologie di sètte.

2. Un articolo dell’Unità datato 8.11.2006 riporta notizia relativa ad un giro di pedofilia partecipato anche da sotto-ufficiali militari della Cecchignola e di Roma, in danno di circa 200 bambini Zingari, per il quale vi furono 32 arresti nell’ambito dell’inchiesta "Fiori nel fango" coordinata dai PM Maria Cordova e Mirella Cervadoro della Procura di Roma, e condotta dalla Squadra Mobile, diretta da Alberto Intini. Le prime misure trasmesse per la convalida dalla GIP Maria Teresa Covatta, all'epoca moglie di Giuseppe Cascini, indagini altresì ben note a Maria Monteleone che sarebbe divenuto Aggiunto nella Procura di Roma in epoca immediatamente successiva ai fatti del 2009 ;

3. Nell’ambito della vicenda Marrazzo (coeva all’operazione contro Ferraroemerge il coinvolgimento del carabiniere Donato D'autilia, già indagato proprio nell’inchiesta "Fiori nel  fango 2"L’inchiesta relativa alla vicenda Marrazzo, che vede coinvolto il militare della Cecchignola D’Autilia (accusato di ricattare Marrazzo in concorso con altri carabienieri) era gestita da Rodolfo Sabelli e Giancarlo Capaldo. Negli audio della Cecchignola emerge la voce di un transessuale o comunque voce la cui impronta timbria richiama luoghi attività ed ambienti ( ma era in una casa civile della Cecchignola ).

Tenuto conto anche solo di queste tre circostanze apprendiamo che quantomeno nell’ambito della Procura di Roma scenari riguardanti

  • attività settarie a copertura satanista

  • esercitate all’interno del quartiere militare della Cecchignola

  • coinvolgenti militari, appunto

  • comprendenti manipolazione di soggetti con tecniche di controllo mentale (MK-Ultra/Monarch, o comunque definite ed indicate nella circolare del Ministero attività di “destrutturazione mentale”, ed in questo consistono tecnicamente)

  • comprendenti anche attività a sfondo sessuale ma

  • anche con il coinvolgimento di bambini ROM.

  • il tutto anche con finalità di coinvolgimento, ricatto ed irretimento di persone,  con ruoli professionali ed istituzionali particolari

non potevano in alcun modo essere considerati inverosimili, e tenuto conto di chi fosse Paolo Ferraro, prodotto di una mente non sana.

Invece era stato costruito  alle spalle del magistrato un contesto alterato denigratorio e diffamatorio nel passato, a sua totale insaputa, e sul momento un cerchio che dire allarmato/allarmante e grave sarebbe poco: egli aveva solo avvisato la sua ex moglie S. C. con la quale aveva dissapori gravissimi mai sospettando a che punto fosse giunta nella esecuzione di un mandato vendicativo.  Lei si era introdotta nel suo ufficio di soppiatto e la trovò “appostata” dietro la porta chiusa della stanza: le aveva detto quel che sapeva, ma già aveva parlato con qualcuno. Ferraro aveva poi avvisato la sorella (Simonetta  Ferraro) ma sostanzialmente si era creato un circuito che si può definire eufemisticamente disinformativo circa i fatti personali che lo riguardavano. In questo contesto era attivissima l’ex moglie Canali Silvia, le cui colleganze Ferraro nemmeno sospettava. Sua sorella invece, d’un tratto divenuta apparentemente convinta che fosse “andato fuori di testa” (non si sa da chi “informata”), si presentò all’ufficio del magistrato verso i primi del Dicembre 2008, previa telefonata, accompagnata dal marito Gianni Nicolosi. Chiese di ascoltare e leggere il materiale che Ferraro aveva nel frattempo raccolto e con aria fortemente scossa ed alterata (mostrando di essere convinta o stata convinta di cose negative a suo riguardo) ascoltò solo tre spezzoncini in pessime condizioni di ascolto (computer privo di adeguata scheda audio e di casse esterne, files non puliti peraltro) ed esclamò “tu stai male, non si sente niente”. Ferraro cercò di calmare sua sorella, la invitò con il marito in pizzeria, la fece contattare dall’ufficiale di polizia giudiziaria che a titolo di amicizia aveva ascoltato ed interpretato le registrazioni e che a sua volta le indicò la effettiva esistenza di dati audio e fatti ipotizzabili e meritevoli di approfondimento

Tutto inutile: evidentemente o aveva avuto informazioni alterate ed ingigantite o doveva avere un ruolo ed una parte in questa vicenda dai contorni sempre più ambigui.

Questa insistente “informazione” relativa ad un Paolo Ferraro “fuori di testa” si era protratta con costanza nonostante all’epoca egli lavorasse normalmente, dormisse senza alcun problema, conservasse le normali frequentazioni professionali e private e fosse solo emotivamente coinvolto dalla delicatezza della situazione (che si ricordi coinvolgeva anche un minoreoltre che una donna da lui un tempo amata e poi vi erano altri ed il minore ROM riconoscibile di primo acchitto dalle registrazioni e pi il dubbo che emegeva da tutto il contesto intorno alui, un contesto inquinato, atipico , e certamente degno di preoccupata valutazione). 

Ovviamente il magistrato non sapeva e non chiese a quale PM fosse affidato il procedimento avviatosi con la sua denuncia. E in prima istanza non dubitava dell’umano interessamento del collega Stefano Pesci che non gli era mai brillato per sensibilità umana e che era sempre stato insieme a Giuseppe Cascini un rivale spesso doppio e intrigante . Lo stesso Pesci fu visto da Ferraro a colloquio con una intermedia eminenza grigia, uno psichiatra tra quelli “di fiducia della Procura”, lo stesso che aveva chiesto a Ferraro verso la fine del 2005, tramite Pietro Saviotti (allora PM e poi Aggiunto presso la Procura) una relazione-conferenza sul tema diritto alla privacy e dati sanitarisensibili nel settore medico psichiatrico in particolare.

Nel frattempo la psicologa indicata dall’avv. Luca Petrucci ( investito della questione di “aiutare la donna ed il bambino” ), la dott.ssa Daniela Viggiano, prima partecipò ad una convocazione accettata dalla donna presso lo stesso Petrucci. Poi venne il 10 dicembre 2008 (vedi sms del 9/12/08 all. n. 3) ad ascoltare per oltre due ore e mezza le registrazioni (dalle ore 14:05, essendo arrivata in ritardo, fino alle ore 16:35) e durante l’ascolto allora più delicato (file non puliti e trattati come volume) confermò le considerazioni di Ferraro con un solo dubbio residuo sulla corrispondenza di una traccia con le annotazioni dattiloscritte che corressero insieme e comunque su sua richiesta e suo riscontro. Nonostante si trattasse dei file originari, in pessime condizioni tecniche, trasecolò per alcune voci e presenze in quel particolare contesto, commentando “la cosa è grave...è chiaro che se ne è consapevole la donna non parlerà mai” spiegando le radici psicologiche dell’impossibilità di comunicare ed ammettere simili situazioni nonché la ipotizzabile preesistenza di esperienze proprie traumatiche eminentemente risalenti alla fase prepuberale  ascoltodiretto audio delle voci e contesto di cui aibrogliacci n. 10, 17, 23, 27 e 28 . Peraltro il magistrato non capiva in quel momento perché la psicologa volesse perlopiù concentrare l’ascolto sulle “attività sessuali”: a quelle, tranne memorizzare genericamente mugolii e frasi non equivocabili,  egli non aveva prestato prima alcuna attenzione analitica, considerandoli elementi di contesto, mentre ben altro gli appariva necessario di spiegazioni e analisi. Ferraro passò varie ore ad appuntare su fogli a mano il brogliaccio con indicazione temporale e relativo contenuto, mentre successivamente con la psicologa impiegarono due ore e mezzo ascoltando e controllando le annotazioni. Se ella non sentiva bene ripeteva l’ascolto quattro o cinque volte: in un caso non percepiva bene la fine della sequenza...su alcuni stralci rimase lievemente incerta, su altri certa, su altri infine espresse giudizio inequivoco sul contesto.

La situazione era kafkiana: da una parte chi aveva ascoltato veramente (il maresciallo di polizia giudiziaria e la psicologa in primis) valutava, ragionava, concordava, introduceva elementi di valutazione. Dall’altra chi non aveva ascoltato parlava di una “patologia ” di Ferraro a completa insaputa sua. .Curiosamente l’avvocato Luca Petrucci (“avvocato di fiducia dell’ufficio”) dopo una prima apparente partecipazione attiva e consenziente rispetto alla valutazione della rilevanza della questione, dalla seconda metà dl dicembre 2008 iniziò a recitare sempre lo stesso schema verbale: “si sentono delle cose…bisogna contestualizzare”. TRADOTTO : solo Paolo Ferraro poteva contestualizzare e chiarire , quindi “senza Paolo Ferraro” niente contestualizzazione ( si tenga presente che tale dettagliata contestualizzazione è stata poi effettuata in varie riprese da Paolo Ferraro come anche la messa a disposizione pubblica degli audio e vi sono svariate pagine ed  ore di spiegazione tecnica e scientifica .. inappuntabili ) . . Ferraro apprenderà poi che sin dal dicembre 2008 si era creato una sorta di contatto diretto continuo tra sua sorella, la sua ex moglie ed una persona appartenente al contesto lavorativo. La prima asseriva di voler “monitorare” il suo “stato patologico” peraltro inesistente con una invasione della privacy inaccettabile ed attribuendogli una situazione mentale infondata. Certamente non fu interpellato chi gli stava accanto e collaborava concretamente per otto e più ore al giorno né nessuna altra persona diversa da quella unica con cui erano in contatto. Testimoni del reale stato di salute mentale e fisica di Ferraro invece erano tutti gli altri colleghi, amici e amiche. Ma non contavano, anche se lo frequentavano per tutto il giorno, nessuno chiedeva loro, nessuno verificava. Esisteva un circuito isolato composto da pochissime persone solo formalmente “familiari” (che Ferraro non frequentava, salvo la madre delle sue bambine quando le portava ed andava a prendere a scuola il mercoledì e per pochi minuti), da Stefano Pesci e da qualcun altro sopra di lui, silenzioso.

Ferraro decise di interrompere quel circuito che allora considerava solo un pettegolezzo malato familiare,  squilibrato e sovraeccitato, ma curiosamente preoccupato od interessato a metterlo in cattiva luce, micro circuito dal suo punto di vista  “inquinante “ (lasciamo immaginare le dichiarazioni di vendetta risalenti al 2006-2007 di una moglie in separazione possibile per sua colpa, poi convertita in consensuale per “indulgenza”), e non intrattenne più rapporti telefonici con la sorella (sul cui stato e sui precedenti personali non entriamo per rispetto della sua privacy) la quale lo cercò una volta (nel febbraio 2009) consigliandogli di andare da una psichiatra (!!!??). Non aveva poi rapporti telefonici né alcuna frequentazione con il fratello Marco Ferraro, il quale in un’occasione gli aveva rivelato di essersi assoggettato ad una lunga terapia presso uno psichiatra o psicologo (LUI IN TERAPIA, non Paolo Ferraro, e per i problemi suoi che coltivava da lunga data verso la figura ingombrante del fratello ). Nel frattempo il magistrato cercò una casa in locazione e proseguì la vita professionale e sociale. Decise poi ulteriormente di allentare i contatti con la sua strana famiglia passando il Natale con una affettuosa coppia di anziani abitanti al primo piano della villettina dove abitava, mentre famigliari e colleghi “interessati” insistevano nel dipingerlo come un individuo isolato e in piena crisi psicologica. Nel frattempo curava anche gli approfondimenti necessari a capire la situazione: a qualche giorno dalla denuncia tutto appariva apparentemente fermo ed immobile e l’atteggiamento di Sabrina, che era tornata a casa sua “da sola” e dopo essere stata ospitata a casa dei genitori, era radicalmente cambiato.

Alla luce della incomprensibile situazione che lo circondava, Ferraro decise di registrare telefonate ed altro: a quel punto troppo non quadrava in questa curiosa ridda di equivoci, disinformazione etc... Con tono più artificialmente sicuro che duro, al telefono la Sabrina disse che nelle registrazioni si sentiva solo una donna che “scola i broccoli e che canticchiava felice”. (sms vari e Clip audio 27.wav nella directory del DVD dedicata a registrazioni audio tra presenti e di telefonate ricevute e fatte). Ferraro replicò come è dato immaginare, avendo già precisato condizioni tecniche e presupposti tecnologici dell’ascolto. Nella medesima telefonata, un mercoledì tre dicembre (Clip audio 27.wav), appena risposto si sentiva sullo sfondo la voce stentorea ed arrogante di un uomo che pretendeva “le chiavi ...voglio le chiavi” e alludeva poi al camper di Ferraro parcheggiato nel cortile condominiale. Infatti le chiavi della casa erano state sostituite. L’ex marito, tornato provvisoriamente a casa, con tono palesemente intimidito opponeva un “calma... ragioniamo”. Di certo l’atteggiamento dell’uomo non era quello di un solerte e rispettoso amministratore di condominio. Né la scusa inventata al volo dalla donna imbarazzata e lievemente impaurita, che tentava di sovrapporre la sua voce per confondere la situazione, “è il capo scala” era credibile: il nuovo caposcala, un signore per bene di bassa statura dalla voce educata che mi era stato presentato una volta dinanzi all’ascensore, appariva persona totalmente diversa per atteggiamento, modalità di comportamento, impronta vocale .

Pur da lontano continuava a stare vicino alla donna nonostante tutto e lei gli scriveva sms e mail in cui diceva anche di amarlo. Nel frattempo a pochi giorni di distanza dal deposito della denuncia, Massimo, amico carabiniere, comunicò al magistrato che avevano vietato a Sabrina di parlargli ed interruppero ogni rapporto telefonico. La donna non avrebbe saputo più nulla di tutto ciò che di nuovo accadeva. E questo già dal dicembre 2008.

Nei primi dieci giorni di dicembre verso le ore 10:30 Ferraro telefonò a Sabrina, di risposta ad un suo sms: gli rispose con la stessa tonalità di voce di cui al file corrispondente al punto 7 del brogliaccio dicendo con voce insensatamente flautata “la sètta non mi ha mai fatto del male. Trasalì alla parola sètta: improvvisamente quadravano le molte frasi che sembravano caratterizzate da anomalie linguistiche, intonazione anormalmente musicale o con cadenza metrica anormala nonché duefrasi ascrivibili ad un linguaggio medievalistico (siascoltino a titolo solo indicativo i file corrispondentiai punti 3, 4, 11, 12, 20, 21, 25, 36 e 15).

Ora si spiegavano anche le presenze e le attività nel contesto che emergevano dall’ascolto dei file corrispondentiai punti 10 , 17, 23, 27 e 28. dei brogliacci (ascolto audio NECESSARIO come sempre, perché la trascrizione nonostante la descrizione delle tonalità, impronte foniche ed altro NON E’ SUFFICIENTE ). In particolare trovavano spiegazione le sequenze con struttura indicabile come di sospetto carattere ipnotico o condizionamento precostituito (vedi solo a titolo di esempio l’audio corrispondente nei brogliacciai n. ulteriori 2, 16, e 25 ) e le frasi che potevano sembrare pronunciate con tono di comando cui rispondevano “sì” di tipo àtono (vedi per esempio l’audiocorrispondente nei brogliacci ai n 5 e. 18 ) o il riferimento a  “contratto” da rispettare. Il sospetto che ci fosse ancora di più emergeva dall’ascolto. Sempre ad un attento ed approfondito ascolto che invitiamo ad effettuare.

In seguito le risultanze delle registrazioni sono state confermate per iscritto da professionisti e persone che hanno proceduto ad un ascolto diretto ed approfondito più volte e con con mezzo IDONEO (all. 5 quater). Senza citare altri amici e conoscenti cui Ferraro chiese un parere per verificare la possibilità di un errore valutativo (non li nominiamo a loro tutela, vista la situazione). Lo stesso invito all’ascolto fece Ferraro in forma privata ad un magistrato di cui aveva particolare stima, che gli confermò, pur ad un ascolto su pc radicalmente inidoneo, una pur generica  valutazione di interesse e peculiarità dei fatti e di possibilità di utili approfondimenti. Su di lui sarebbe poi personalmente intervenuto Stefano Pesci segnalandogli un mio stato presunto di disagio psicologico ed invitandolo a prendere atto che dall’audio non si sentiva nulla (lo confermò a me lo stesso magistrato nell’ottobre 2010 ). I fatti dovevano essere l'esclusivo frutto di una fantasia malata ( all'uopo gonfiata e creata la suggestione relativa ). Nella attuale versione brogliacci e video di contestualizzazione integrale con didascalie e brani da  articoli  di approfondimento consentono  di ricostruire appieno quanto a sua tempo ricostruito dal dott. Ferraro [ https://cdd5.blogspot.it/2012/04/3-la-grande-discovery-brogliacci-con.html]. 

Il quadro, dal punto di vista di un magistrato che aveva semplicemente utilizzato metodo logico induttivo fondato su analisi dei dati fonici (implementato con le conoscenze personali, accresciuto con dati documentali sms e mail , arricchito con informazioni culturali subito approfondite sul fenomeno e sulle sue caratteristiche all 5 ter sopra richiamato) infine culminato con l’acquisizione di circolare del Ministero dell’Interno istitutiva della SAS (squadra antisetta vedi all. 6) appariva giustificatamente configurabile, quantomeno come seria e riscontrabile ipotesi di lavoro (a volerlo sminuire). Ciò che emergeva dall’ascolto dei file audio era analizzabile singolarmente e globalmente, contestualizzabile utilizzando anche le dichiarazioni di un magistrato con trenta anni di esperienza (Paolo Ferraro) e corrispondeva alla qualificazione indicata nella circolare con dovizia di ipotesi di reato analiticamente indicati. L’elenco delle fattispecie è tale da riempire varie pagine di un registro generale informatico.

A suffragare poi tutta la ricostruzione è la riscontrata presenza di resti di rito satanista eseguito su collinetta a distanza di cento metri dalle palazzine di via dei Bersaglieri, vittima una povera volpe. Rito denunciato ed accertato dal comando dei vigili urbani locali: chi accertò il fatto dichiarò di essere stato fortemente impressionato (all. 6 bis). Inoltre, molti estranei potevano sapere e le voci non potevano non essere arrivate alla locale stazione dei carabinieri.

Il giorno sabato tredici dicembre 2008 (alleghiamo documento che oltre ad individuare numerosi profili attinenti il fenomeno delle sette sataniste addirittura indica perché il giorno sabato 13 dicembre sia duplicemente elettivo per la effettuazione di riti “satanisti”  - sia chiaro, chi scrive da laico non indulge in alcuna credenza e la parola indica la “autoprospettazione” di coloro che fanno simili incredibili delinquenziali baggianate gravi a coloritura “satanista”  - all. 6 ter ) dopo aver ricevuto alle ore 17:15 un sms tranquillo (all . 7) Ferraro ricevette alle ore 18:06 c.a. il seguente sms (all. 8)

Io vilipesa, data della putt, stordita, dimagrita, spaventata, ci ved luned¥ @.@l@u@n@e@d@¥

SMS  che si commenta da solo e la cui analisi psicologica, psichiatrica, logica, sintattica, collegata alla conoscenza dei dati necessari per valutare, affidiamo all’intelligenza del lettore, con riguardo anche all’uso duplice e volontario di particolare simbolo grafico ¥ la cui valenza è percepibile. Ferraro girò l’sms all’avvocato Petrucci (all. 8) e alla psicologa, recandosi poi a casa di Sabrina: dall’esterno tutte le persiane erano abbassate completamente, sentì all’interno dell’appartamento (la cui porta esterna aveva una soglia rialzata di almeno 4 cm ed era di consistenza ordinaria, tanto da consentire ascolto diretto di ciò che accadeva nel salone fungendo con appoggio auricolare quasi da cassa di risonanza e tanto da far notare che all’interno del salone vi era solo una luce bluastra bassa) la presenza di più persone con voci già ricorrenti e ciò cui erano intente. Si allontanò e avvisò immediatamente al cellulare la psicologa che invece di attivare solo l’avvocato avvertì anche Sabrina. Essendosi riposizionato accanto alla porta dopo la telefonata alla psicologa, sentì infatti Sabrina rispondere al telefono e comunicare alle persone presenti (“è passato qui sotto” con lo stesso tono innaturale che emerge dalle registrazioni). A quel punto il gruppo si apprestò ad uscire di corsa: Ferraro si mise sulla svolta delle scale tra il primo ed il secondo piano e vide uscire alcune delle persone, due delle quali aveva in precedenza individuato. Prima di allontanarsi aveva sentito distintamente dalla porta la voce femminile di una donna autorevole che rassicurava “stia tranquilla...signora...è tutto a posto”.  Uscito poi in tutta fretta vide uscire all’esterno un piccolo corteo composto dalla donna che aveva pronunciato anche la frase “rassicurante” suindicata (uscita per prima dalla porta della casa) e due uomini giovani che le camminavano silenziosi con contegno rispettoso a distanza di un paio di metri ad ala ( un corteo sufficientemente lugubre e atto ad impensierire), tutti diretti verso altro edificio/scala del condominio. Nelle registrazioni del primo sabato, a distanza di quaranta secondi dall’uscita di casa del magistrato,  si sente la stessa donna che  nella casa formula un flautato e musicale “ si può !?“ di cui all’audio corrispondente al file estratto n. 1 ma soprattutto una sequenza diremmo rissima nella quale la donna don una voce flautata e strana indica “ ma lui stà là aiuta Mary .. ma tu aiuta là “ . .

Nel frattempo Ferraro aveva individuato (anche sul presupposto del rinvenimento di un biglietto da visita nella casa di Sabrina quando ancora conviveva con la donna) la psichiatra dott.ssa Canale Marinella, che aveva con quasi certezza avuto conoscenza diretta di Sabrina (si badi alle espressioni usate da lei una notte “mi hanno visto tanti psichiatri e psicologi ma non ci hanno capito niente”). A questa psichiatra mostrò la foto di Sabrina e lei confermò che si trattava della stessa donna portatale nel Gennaio del 2006 da un amico/cliente di lei perché sofferente. Con alta probabilità: al 90% disse, con riferimento ai lineamenti del viso, alla forma del naso etc, non potendo essere sicura, salvo condizione di vedere Sabrina di persona o in foto che la raffigurasse come le si era presentata due anni prima: capelli scuri portati a treccia e occhi molto azzurri. Questo look era realmente tenuto da Sabrina anni addietro, per sua stessa ammissione: Sabrina aveva raccontato di quando portava la treccia e lenti a contatto azzurre e riparlato di ciò proprio nel periodo recente ai fatti, mentre una foto sua con treccia nera era posta sulla portiera del frigo con piccolo magnete.

Il caso ha voluto che una foto anche di pubblico dominio fatta a suo tempo al dott. Ferraro, ed  ingrandita opportunamente. lasci vedere proprio quella foto fissata sulla porta del frigo .   Questo era solo uno degli innumerevoli indizi e fatti considerati. Sabrina aveva parlato con la psichiatra delle sue “attività” e di una situazione ambientale dalla quale voleva sottrarsi anche a tutela del figlio, ma anche del fatto che il marito nell’ambiente era posto sotto pressione. La professionista riferì le stesse circostanze anche all’avvocato ed alla psicologa. Il tutto è testimoniato anche dalle Clip audio 30.wav nella directory del DVD dedicata a registrazioni audio tra presenti e di telefonate ricevute e fatte.

Lo psichiatra “consigliato” dall’avvocato Petrucci, che avrebbe dovuto sostenere Sabrina e valutare la situazione e le prove raccolte da Ferraro, era il dott. Cancrini Luigi, che assume da subito un atteggiamento fatto di radicale supponenza e tanto assurdo da risultare sospetto a primo impatto.

Ferraro argomentava su dati fonici interpretabili sì, ma innegabili, la cui esistenza ed attendibilità erano però dallo psichiatra rifiutate a priori. Ferraro illustrava conoscenze e dati acquisiti sul passato e presente di Sabrina ma veniva smentito a priori e non curato da lui. Le telefonate della psicologa e finanche dell’ufficiale di pg che aveva originariamente ascoltato le registrazioni, che gli rendevano testimonianza e conferma, venivano “eliminate” dalla mente "tanto" selettiva di Cancrini. Persino la psichiatra dott.ssa Canale Marinella di cui si è detto, che generosamente si era attivata telefonando e confermando circostanze riportate da Sabrina, fu liquidata con un “si era sbagliata” e che “verifica era stata fatta” (quale verifica???). Cancrini parlava con un magistrato di provata esperienza ed intelligenza come avrebbe parlato con un pescivendolo, flautando ironia o atteggiamenti insensatamente paternalistici del tipo " Il Procuratore non vuole" .  . L’atteggiamento di Cancrini era agghiacciante: non attuava una tecnica argomentativa volta a contestare razionalmente affermazioni, per valutare la plausibilità delle affermazioni di Ferraro, ma assumeva un atteggiamento che chiamare “preconcetto” o meglio negativamente preconfezionato è un eufemismo e propinava ad ogni più sospinto una valutazione in radice erronea e distorta persino dei fatti e dei rapporti con Sabrina. A quel tempo Ferraro continuava a sentire quest’ultima, la visitava anche sostenendola e lei gli pregava di nascondere la circostanza allo psichiatra ed alla psicologa (vedi sms e mail allegate in dvd). Lo psichiatra effettuò un primo incontro con la sola Sabrina e tre successivi incontri (disastrosi) presenti Ferraro, Sabrina e la psicologa (che aveva tempo addietro esaminato gli audio con Ferraro) e che restava ammutolita. 

Fu quasi drammatico lo scontro con lo psichiatra Cancrini il quale non gradì la circostanza che la sua allieva psicologa fosse venuta ad ascoltare l’audio (prima negò la circostanza, a scena aperta davanti alla psicologa che taceva, intimidita. Poi quando Ferraro mostrò l’sms che confermava l’appuntamento e cercò di far dire alla dott.ssa tutto ciò che aveva sentito, Cancrini lo impedì. !!!). A quel punto Ferraro ebbe l’intuizione di sostenere di aver registrato tutto l’incontro. Lo psichiatra storse la bocca, impedì comunque alla dott.ssa di parlare, ma sono rimasti convinti che l’incontro fu registrato. In seguito si apprese che effettivamente la psicologa relazionò allo psichiatra. Relazionò di ciò che lei stessa individuò nel corso della seduta di ascolto: contesto sessuale e attività anomale, presenza di non adulti, espressioni vocali e sonore, comportamento vocale anche apparentemente dissociato di Sabrina. Tutto ciò per lo psichiatra non doveva esistere A PRIORI, non esisteva e non sarebbe esistito (il motivo di ciò emergerà in seguito).

Terminati i tre incontri congiunti di Sabrina e Ferraro presso lo psichiatra Cancrini (svoltisi tra Dicembre 2008 e inizio Gennaio 2009), voluti dal magistrato a tutela e supporto di Sabrina visto il suo disagio (di Sabrina, non di Ferraro, si badi bene). Non avendo ancora interamente compreso il ruolo di Cancrini nella vicenda e spiegandosene l’atteggiamento in termini di inettitudine professionale piuttosto che di dolosa malafede, si congedò dal professionista rimproverandolo di aver commesso uno dei più gravi ed inqualificabili errori della sua carriera professionale (alludendo anche ad un caso di “errore” suo già noto) e che di questo ne avrebbero patito Sabrina ed il figlio.

Nel frattempo Ferraro i primidel gennaio 2009 aveva anche depositato presso la Procura la prima perizia fonica circa il solo primo pomeriggio di sabato 8 Novembre 2008 (all. 8 quater). Perizia data in copia anche a Cancrini e nella quale trovavano conferma le parti essenziali delle prime trascrizioni.

D’altro canto il Procuratore Giovanni Ferrara “invitò” il magistrato ad acquisire copia della relazione tecnica dei R.I.S. di Roma (all. 8 quater/2). Periziato il solo file ABR4.waw, relativo al sabato pomeriggio, vi si legge “stante la pessima qualità del segnale audio a disposizione, che non consente di effettuare misure strumentali atte ad attribuire con criteri oggettivi e quindi certi le frasi ascritte ai vari parlatori e considerando inoltre la soggettività della percezione uditiva, non si può esprimere un giudizio di coerenza certa tra quanto trascritto e quanto realmente udibile ai più, quindi la trascrizione prodotta è da considerare, nella misura in cui la qualità lo permette, come una interpretazione prettamente soggettiva ma non può certamente essere considerata a tutti gli effetti, specchio fedele della conversazione di interesse intercettata.” 

Si dà però il caso che molte  frasi siano distintamente pronunciate ad alta voce, dinanzi al microfono e in qualche  caso si possono udire anche abbassando il volume. Ciò si ripeteva anche negli altri files. Quanto sostenuto nella relazione sembrava inspiegabile, ivi compreso il concetto di “specchio fedele”: ma da quando in qua un indizio interpretabile in vari modi deve essere uno specchio fedele? Se è poi vero che una parte della registrazione era riferita ad ambiente diverso del luogo di posizionamento del PC portatile, è pur vero che si poteva tecnicamente elevare il segnale e, con varie manovre di pulizia, almeno tentare di sentire ciò che era nella registrazione vergine difficilmente udibile od udibile in modo incertoNulla di tutto ciò è stato fatto dai R.I.S., nonostante i potenti mezzi a loro disposizione. Anche per questo motivo è assurdo leggere (all 8 quinquies) quanto sostenuto nel provvedimento di archiviazione del 17/3/2009 che aveva chiuso il procedimento a suo tempo aperto in seguito all’esposto alla procura di Perugia. In essa si legge ancora oggi “[…]nessun elemento può trarsi dalla stessa […] e ciò anche all’esito della attività di filtraggio […] Da un’attenta operazione di ascolto effettuata dai Carabinieri del Nucleo Operativo Trastevere dei files contenuti nel CD agli atti, emergono frasi, parole e rumori riconducibili alla normale attività quotidiana di una persona all’interno della propria abitazione”. Sostenere che nella registrazione emergono (oggettivamente, tanto da giustificare l’archiviazione) “frasi, parole e rumori riconducibili alla normale attività quotidiana” è in contraddizione con l’affermazione presente nella relazione dei R.i.s. di “impossibilità di attribuire con criteri oggettivi e quindi certi le frasi ascritte ai vari parlatori e considerando inoltre la soggettività della percezione uditiva...”.

Oltre a ciò, non si spiega in alcun modo la presenta di molteplici individui (con relative impronte vocali chiaramente udibili anche nei files non trattati ed attribuibii a minori anche di etnia ROM ) presenti nell’abitazione e la totale mancanza di spiegazione di questa circostanza da parte di Sabrina.

Nel frattempo la donna alternava affetto e negazione radicale, comunicando a Ferraro che si batteva per lui (?!) per tutelare la sua persona.

ALLA DECISIONE DELLA PROCURA DI CHIUDERE LE INDAGINI IL MAGISTRATO AVEVA PRESTATO ACQUIESCENZA, “GENTILMENTE PRESSATO” IN TAL SENSO, E NON RICHIESE ALLORA LA RIAPERTURA DELLE INDAGINI. Non aveva insistito neanche quando con SMS Sabrina aveva ammesso una versione edulcorata dei fatti (all. 9) precisando con successivo sms che la verità lo avrebbe condotto al Santa Maria della Pietà (all 9. bis). Ferraro replicò seccamente con altro SMS, che lei doveva solo e sempre dire la verità solo la verità (all 9 ter) non cogliendo nell’immediato il significato rovesciato della frase: era il suo conoscere la verità (e non tanto il contenuto di questa veritàche lo avrebbe mandato al Santa Maria della Pietà. Verità che quindi lei sapeva e che Ferraro non doveva sapere (quella che poteva apparire come una ritrattazione era invece un chiaro avviso: “scordati la verità finchè sei in tempo”). Sabrina quindi, per sua stessa ammissione, era a conoscenza dell’intenzione di agire per via psichiatrica nei confronti di Ferraro. A conferma di ciò nel maggio del 2009, in occasione dell’ultimo incontro del magistrato con la donna, Sabrina disse con aria ingenua “che cos’è un TSO?”. Ferraro non diede in quel momento importanza alla domanda che per lui non aveva senso riferibile ai presenti, anche se in precedenza aveva sentito nominare il termine casualmente, mentre si recava a prendere l’ascensore in ufficio. La frase da lui ascoltata casualmente e proveniente da stanza chiusa limitrofa all’ascensore era “ Sì TSO, va fatto, subito, o ci pensate voi o poniamo noi rimedio alla situazione”. Chi parlava era il “solerte” collega Stefano Pesci. IL perchè un magistrato ordinasse perentoriamente un TSO apriva scenari che sino a pochi mesi prima erano impensabili per il dott. Ferraro .

Tra aprile e maggio 2009 nei ritagli di tempo pomeridiani Ferraro aveva proseguito l’analisi dei file, estrapolando solo alcune frasi e dati audio significativial solo scopo di analisi ulteriore (non maturando certezze non verificate) e preoccupato di aiutare Sabrina e darle elementi di valutazione circa la possibile gravità della situazione. Per un ascolto adeguato occorrevano mesi di lavoro e il suo stesso impegno artigianale era ancora incompleto e provvisorio. Ma nessuno aveva fatto ciò che serviva per capire e ascoltare al meglio tecnicamente possibile.

Il solito collega, Stefano Pesci, che si “interessava umanamente” a tali vicende, negava che si sentisse alcunché ma controllava se Ferraro approfondisse la situazione chiedendo informazioni (“hai dato incarico al fonico di trascrivere e filtrare anche tutti gli audio ? Non hai raccolto firme di persone che hanno sentito l’audio ?”). Non possiamo sapere cosa lo spingesse a sapere cose specifiche, ma era un monitoraggio “puntuale”“ non su “se facessi” (quello  si spiegherebbe con una ipotetica preoccupazione su un mio insistere su una cosa infondata e assurda) ma proprio su cosa di specifico e concreto facesse e su quali risultati in ipotesi raggiungesse.

Ferraro a quel tempo era sempre all’oscuro di ciò che accadeva alle sue spalle e che si concretizzerà a breve.

Il fratello e la sorella del magistrato avevano nel frattempo consolidato  di nascosto  contatti con lo psichiatra Luigi Cancrini, e con lui effettuato più incontri probabilmente nel Gennaio/Febbraio e forse primi di Marzo 2009 (di ciò darà notizia orale il padre, Ferraro Gino, ma solo nell’Agosto 2010 n.d.r. e poi molto dopo consegnando un diario prezioso al figlio ). Quel che è certo (sempre per testimonianza del padre) è che tali incontri ebbero come oggetto la “malattia mentale” di Paolo Ferraro.

Un particolare significativo: nell’ambito delle sedute già citate (dicembre 2008 – gennaio 2009) nelle quali il dott. Cancrini su mandato del dott. Paolo Ferraro avrebbe dovuto assistere ed aiutare la donna della Cecchignola:   questi in un’occasione accennò ad una telefonata col fratello del magistrato. Ferraro disse che era la cosa più sbagliata che potesse fare e Sabrina a sua tutela rincarò la dose, spiegando chi fosse il fratello secondo lei e che rapporti ci fossero. Lo psichiatra sorrise, in modo non benevolo e compiaciuto. In una delle tre telefonate dei primi giorni dall’uscita di casa del magistrato dopo le registrazioni e la denuncia, Sabrina singhiozzando aveva detto quasi balbettante “non credere, non credere a quello che dice tuo fratello”. Frase assai vaga e non completamente comprensibile,  in quel momento.

Nel maggio del 2009 Ferraro portò le trascrizioni e l’audio selezionato a Sabrina (selezione parziale): all’ascolto rimase molto colpita e/o molto preoccupata, riconoscendo varie frasi sue e cercando di riconoscere o fingendo di voler riconoscere frasi altrui (oppure riconoscendole...).

È importante precisare che i dialoghi sms e mail con Sabrina furono reciproci e si protrassero sino al maggio 2009, quando il magistrato decise di troncare anche questi definitivamenteStranamente, in assenza di querela da parte di Sabrina fu infatti aperto un procedimento presso la Procura di Perugia nei confronti di Ferraro per “stalking” (vedi acute valutazioni nel provvedimento archiviazione del procedimento disciplinare, che sottolinea anche la rapida archiviazione del procedimento di Roma all. 5 precit.).

La perseveranza di Ferraro nell’analisi delle registrazioni, tenuto conto anche dell’allora inspiegabile superficialità dei R.I.S. e dell’immediata archiviazione del procedimento apertosi con l’esposto del magistrato, non significava a quel tempo che egli pretendesse di giungere ossessivamente alle conclusioni ipotizzate.

Egli in quel momento ancora non immaginava che tutte le circostanze e gli strani atteggiamenti di chi lo circondava (letteralmente), che pure aveva notato, erano finalizzate alla sua eliminazione per via psichiatrica. Tutte le attività del “circolo” erano volte alla costruzione di un profilo di personalità distorto e falsamente patologico di Paolo Ferraro. La stessa   vicenda e l'incontr conla donna, presentata da magistrato addetto al MInistero degli Esteri, Roberto Amorosi, della medesima cordata  "giudiziario-politica" di Pesci , CasciniRossi, CarfìCALVI

"A conferma di ciò anche le seguenti circostanze:

  1. Sabrina aveva ricevuto istruzioni dallo psichiatra Luigi Cancrini (che, si ricordi, Ferraro stesso aveva investito dell’incarico di fornire aiuto alla donna) e dalla psicologa (la quale con un curioso revirement sembrava aver silenziosamente omologato la sua posizione allo psichiatra) di non frequentarmi e non telefonarmi o scrivere. Ovviamente accadde tutto l’opposto, ma la donna si guardava bene dal farlo sapere. Era Ferraro stesso ad accompagnarla da un altro psicologo presso Piazza Re di Roma, a darle passaggi in auto, cercare dolcemente di farla aprire e sostenerne la grave situazione.

  2. In secondo luogo Sabrina gli raccontò di tre esami testimoniali (o meglio dichiarazioni rese): uno lunghissimo e registrato, seguito in particolare da una serie di domande intime o legate alla  vita del magistrato, al suo rapporto con le figlie, alle sue abitudini e così via. È lecito ipotizzare che almeno uno di questi esami fossa una raccolta di informazioni non ricollegabili ad attività giudiziaria o di polizia giudiziaria. Non si tratta di ipotesi peregrina, non foss’altro perché dopo aver negato la consistenza dell’esposto di Ferraro non c’era motivo di sentirla altre volte. Inoltre le domande riferite da Sabrina per come le erano state poste non apparivano formulate da un PM. In una missiva della Procura alla IV Commissione disciplinare si riporta che Sabrina dinanzi alla polizia giudiziaria della Compagnia Trastevere avrebbe alluso nel Giugno 2009 a comportamenti inquietanti ed allarmanti di Ferraro (mai avuti), facendo lei un curioso esposto temporalmente posizionato in modo tale da accavallarsi al sequestro di persona e da fornire materia ( capziosa) per avviare un procedimento contro il magistrato “investendo del caso umano il CSM “.;

  3. In terzo luogo, lo psichiatra Luigi Cancrini che la aveva dal punto di vista mio portato per mano la donna a negare ogni cosa intrattenne (proabilmente tra Gennaio e Febbraio 2009) a detta di Sabrina (che teneva aggiornato Ferraro - ?!) una serie di scambi mail, in cui stilava una sorta di identikit psicologico del magistrato letteralmente appiccicato, attribuendogli tare paterne (tema attinente piuttosto alla situazione psicologica della sorella, che il padre non vede da anni e che non cerca, salvo lontane eccezioni natalizie: come fosse stato trasferito il tema dalla sorella al fratello...) e varie altre diavolerie da armamentario manualistico, astrattamente formulate come ipotesi, senza averlo mai sentito su nulla di tutto ciò, senza aver avuto alcun incarico professionale riguardante la sua persona, violando la sua privacy ed intrattenendo per molteplici sedute i suoi due “familiari” (sorella e fratello, come già detto) e arrivando infine a coinvolgere anche due figli del primo matrimonio. Possibili ipotesi furono formulate a voce anche dinanzi al  padre, condotto in incontri del Giugno 2009 (si noti prima di allora non fu mai sentito né informato della vicenda) ma che non ha saputo/voluto essere più preciso in proposito.

Sabrina, lungi dal credere alle assurde prospettazioni dello psichiatra pur gravemente manipolata e condizionata . continuò a cercare Ferraro e ad incontrarlo ovviamente sempre più di rado . Talvolta  sembrava però prestare formale ascolto al sopra detto professionista: in due o tre mail comunicò al magistrato il quadro di riferimento valutativo “propostole” dallo psichiatra. Inoltre la donna, quando incontrava Ferraro si preoccupava ossessivamente che non fosse notato dai condomini del palazzo, i quali secondo le risultanze delle registrazioni erano anche i protagonisti delle vicende: in esse si può udire l’ingresso nella abitazione delle persone a distanza di pochi minuti o di poche manciate di secondi (in un caso a 23 secondi) dall’uscita di Ferraro. Era una sorta di occupazione pressante e continua, confermata quindi implicitamente dall’atteggiamento di Sabrina. Se quanto desunto dalle registrazioni fosse stato frutto un delirio paranoide e quindi del tutto falso, i condomini non avrebbero dovuto destare alcun interesse in Sabrina, essendo "apparentemente" del tutto estranei alla sua vita. Comunque il dott. Ferraro consapevole del più che poteva nascondersi dietro alla situazione aveva deciso di non rientrare più in quella casa . Incredibilmente il Procuratore di Roma, un giorno con fare da buon padre di famiglia lo invitò a rimettersi con Sabrina " è una brava ragazza" e lo stesso canovaccio aveav seguito  nel gennaio 2011 nientepopò di meno che lo stesso Cancrini . La mia risposta secca : "ma che dice .. sono un magistrato .. ma non ha capito che situazione è quella .. ?!" lo lasciò  infastidito e contrariato . 

Nel periodo marzo-maggio 2009 Ferraro si recò da uno psicologo, il dott. Paolo Capri con l’obiettivo esclusivo di sottrarsi alla situazione affettiva , avendo egli scelto per ovvi motivi di allontanarsene, consapevole dei rischi che per pura generosità poteva correre. Lo psicologo ravvisò uno stato di preoccupazione significativo, seguì la storia, confermò di ravvisare esclusivamente uno stato di ansia accumulato del tutto conseguente e naturale vista la situazione. Condivise ed accompagnò la scelta poi definitiva del magistrato di non continuare a battersi per salvare una persona da lui definita “pericolosa”, gioendo per la notizia che aveva deciso di avere una nuova compagna. Avrebbe detto poi che null’altro aveva riscontrato, comunicandolo per telefono al consueto solerte psichiatra Luigi Cancrini che invece contattandolo gli avrebbe  “diagnosticato”  - in assenza di Ferraro ed in assenza di incarico professionale riguardante la sua persona, mancando di valutare i dati oggettivi da lui prospettati e dopo non averlo più visto né sentito per cinque mesi (!!!) - che di delirio e psicosi si trattava imponendo  tale suo pensiero-diktat al suddito psicologo. Tutto ciò, riferito dallo psicologo medesimo interpellato successivamente, avveniva un giorno prima del fatto o in concomitanza del fatto che ci apprestiamo a raccontare.

Perchè una psico-setta pseudo-satanista non doveva esistere proprio lì, nel cuore della cittadella militare della Cecchignola, dove erano state trovate tracce all’aperto di rito, dove persino la circoscrizione aveva denunciato sparizione sospetta di animali e gatti anche dagli abitanti associata a questa presenza inquietante di cui si vociferava. In una città dove di sette sataniche ne sono state monitorate almeno cinquanta. Perchè la presenza di ragazzini nel contesto che si ricava dall’audio doveva essere inesistente, perchè un magistrato che conosceva personalmente la donna, che ne sapeva individuare la completa alterazione vocale e comportamentale, che aveva raccolto decine e decine di indizi e prove, audio documentali, dichiarazioni, indicazioni su possibili personeche avrebbero potuto testimoniare, doveva essere/diventare un visionario pazzo??? Oggi sappiamo che “Il Santa Maria della Pietà” cui alludeva Sabrina è uno strumento di potere, organicamente “arruolato” ed utilizzato per eliminare eventuali minacce (compresi i fuoriusciti da queste organizzazioni, oltre che eventuali inquirenti come nel caso di Ferraro).

II. IL SEQUESTRO DI PERSONA DI UN MAGISTRATO DI CASSAZIONE CHE SAPEVA TROPPO. INTERVENTO BLITZ CON "PROPOSTA” DI TSO ILLEGITTIMO IMMEDIATO. ACCOMPAGNAMENTO COATTIVO AL SANT’ANDREA.

 

Attuato da una squadra operativa composta dalla “solita” psichiatra (operativa nella ASL RM E che attua questo tipo di blitz – si rammenti che quanto capitato a Ferraro è paradigmatico di un’attività posta in essere ogni qualvolta le circostanze lo necessitino), dal “solito”  medico alei appiato, tre infermieri, due vigili urbani.  Gli operatori accompagnati dal figlio legale del magistrato,  Fabrizio  Ferraro (che ne va ad oggi traendo benefici di carriera e posizione evidenti),  mentre nascosti al piano terra stradale i due fratelli minori di Paolo Ferraro (uno potente avvocato e l’altra impiegata pubblica sulle cui caratteristiche personali stendiamo un velo pietoso). La trappola era invece coordinata dalla moglie separata Silvia Canali,  avvocato ed interna a quegli apparati e più in alto coperta per benemerenze antiche e nuove parentele. Gli operatori  costringono di fatto Paolo Ferraro,  appena tornato dal lavoro a casa dove viveva da solo, a seguirli.

Viene stilata al volo una falsa certificazione e non solo non vi era alcun provvedimento tantomeno convalidato ma nemmeno un minimo presupposto legale o di fatto. 

Ciò nonostante Paolo Ferraro non poteva opporre resistenza perché così facendo avrebbe fornito il pretesto per regolarizzare l’operazione.

Ma a questo punto è utile ripercorrere gli avvenimenti nel dettaglio, come riportati in prima persona dal magistrato nella memoria presentata in Procura nel 2011.

Il martedì 19 Maggio del 2009 mi recai al lavoro verso le ore 10:30 (avevo impegno di spesa da adempiere prima) e tornai a casa verso le 15:30. Salendo per le scale che portano al secondo piano della villetta in cui abitavo (al primo piano viveva una gentile coppia di signori anziani) una volta arrivato sul terrazzo grande su cui dà la porta della mia abitazione notai la sdraio da me utilizzata il giorno precedente per prendere un po’ di sole, completamente incenerita. Subdorai da chi poteva essere arrivato il “pensiero”, chiesi alla signora del piano di sotto se e quando avessero sentito odore di bruciato. Mi comunicò che avevano notato l’odore verso le ore 12:30. Decisi questa volta di recarmi alla locale stazione CC e feci una mera denuncia anòdina ed equilibrata (all. 12) senza neanche alludere a possibili riferimenti. Precisai solo, insospettito dalla circostanza, che risultava sottratto e non bruciato l’asciugamano posto sulla sdraio, su cui mi ero poggiato senza maglietta per prendere il sole il giorno prima. Appena tornato a casa giunse un colonnello, credo della Compagnia Cassia, accompagnato da due ufficiali, che di sua iniziativa, avvisato sempre di iniziativa dalla stazione CC Prima Porta., intendeva effettuare un sopralluogo. Accolsi la gradita iper-tempestiva visita: effettuarono sopralluogo, rilievi fotografici e repertamento della sdraio integralmente bruciata. Nel recarci all’esterno trovammo insieme sull’altro lato del terrazzo un sigaro posizionato o comunque situato esattamente al centro di mattonella. Non l’avevo visto prima né io né lo avevano visto gli stessi operanti. Anche il sigaro fu repertato. Io nel frattempo mi ricordai che conoscevo nella palazzina della Cecchignola da dove ero andato via persona che fumava spesso, vistosamente all’aperto proprio un sigaro che mi sembrava di quel tipo. MA nonostante la associazione mentale vi fosse stata, nonostante il fatto seguisse di pochi giorni la conoscenza dell’audio estratto da parte della donna e di qualche giorno una mail di “saluto” tutta da leggere, volutamente non ne parlai al colonnello: mi guardai dal farlo, perché il fatto, più che come una intimidazione o minaccia mi suonava curiosamente più come una provocazione finalizzata ad una mia reazione. Il colonnello entrò in casa mia, da me invitato, vide che ero incerto e preoccupato sul parlare o no del sigaro, insistette cortesemente: io più volte non portai a compimento alcun discorso sul punto, finché con una intuizione o colpo d’ala mi chiese diretto “ lei ha mai avuto a che fare con sètte sataniche?”. Io non risposi esplicitamente, dissi che potevo solo dire che avevo scelto di allontanarmi dalla abitazione di via dei Bersaglieri otto mesi prima, e che avevo denunciato “fatti” alla Procura di Roma, "non creduto" (questo era il mio convincimento parziale e dubitativo).

Nel frattempo decisi di far ascoltare le registrazioni a mio figlio Fabrizio (cui avevo tentato di spiegare la vicenda in due telefonate precedenti) e comunicai il fatto per telefono prima alla mia ex moglie e poi a mia sorella il pomeriggio del giorno dopo l’accaduto. Da parte di mia sorella trovai incredulità e fastidio, atteggiamento simile tenuto anche nelle due telefonate dei mesi precedenti. Nessuna allusione ad altro, mio figlio solo manifestò una incredulità tale da impedirgli di ascoltare anche ciò che era ascoltabile con il rudimentale strumento del lettore CD di una auto.

Qui debbo fare l autocritica : cercavo di far capire la situazione e non riuscivo a capire perché non comunicassi su quel piano, cercavo forse comprensione affetto lealtà da chi poi ha dimostrato la totale assenza di tali sentimenti nel modo che appresso dirò. Far partecipare e sentire i miei parenti era diventato importante perché mi sentivo negato nella mia identità storia e realtà. Una reazione psicologicamente debole? Forse si, anzi certamente, ma comprensibile.

Il mercoledì mattina successivo mi recai in ufficio e avvisai del fatto il Procuratore ed aggiunto che era presente: dissi con tono un po’ irruento, ma non aggressivo, che quel sigaro aveva un possibile nome, che feci, e che ora mi era successo un fatto in casa e l’ipotesi di attribuzione del fatto a quelle persone era probabile (anzi, per tentare di aprire una disponibilità manifestai una “certezza momentanea”) e che quelle persone (ne avevo individuato nelle registrazioni, tra nomi pronunciati e voci dirette, un numero oscillante tra 11 e 12 di vario sesso ed età) sapevano bene che le potevo conoscere in parte ed avevano perfino sentito le loro voci registrate (quando nel maggio 2009 consegnai il CD a Sabrina sapendo, se la mia interpretazione era corretta, che a quel punto avrebbero potuto uscire allo scoperto, non immaginando però come).

Mi allontanai dicendo che ora dovevo pensare a tutelarmi, non senza aver fatto leggere la denuncia al Procuratore. Poi parlai con l’aggiunto Nello Rossi e il PM Stefano Pesci che ancora seguivano “affettivamente” la vicenda, ripetendo senza tentennamenti ed in modo deciso che a quel punto dovevo andare a far presente la possibile situazione a Perugia e che poteva uscire all’esterno la storia, allusi ai giornali precisando “non sono scemo, non mi esporrei mai personalmente” significando poi che mi stavo solo sfogando della situazione nella quale mi ero infine trovato.

Il mercoledì pomeriggio mi recai dalle mie bambine per portarle a casa all’uscita della scuola: non trovai una delle due figlie all’uscita perché la madre si era letteralmente dimenticata di avvertirmi che era in gita scolastica. Le telefonai ovviamente allarmato: mi rispose inizialmente “come, non c’è ?” io confermai ancora più allarmato “non c’è!!!” poi mi disse “ma sta in gita”. Questo episodio si sarebbe poi trasformato in questo modo e così riferito: io avevo detto che mia figlia era stata rapita dalla setta satanica. Una falsa oscenità, inventata probabilmente in uno stato di isteria o in mala fede. Io non avevo mai pronunciato quelle parole, e neanche per un istante avevo pensato una scemenza simile!!!

La sera stessa comunque due amici (Fabio ed Angela) su mia richiesta telefonarono alla mia ex moglie esponendole che nelle registrazioni era udibile quanto sostenevo. [...] Questo perché cercavo solo di far capire ai miei presunti “famigliari” una realtà da loro rifiutata e  perchè ovviamente presumevo una pur assurda loro  “buona fede”.

La sera, verso le 20:45, mentre ero in macchina fui raggiunto telefonicamente da mia sorella che cercava insistentemente di sapere dove fossi. Ricordo ancora il tono insistente e falsamente vellutato delle domande . Doveva assolutamente sapere dove mi trovavo in quel momento [...] Dissi semplicemente la verità (stavo andando a trovare un amico) non senza essermi chiesto il motivo di quella insistenza..

La sera del Giovedì avevo un appuntamento a cena con la mia compagna di allora.

Alle ore 15:21 mi aveva telefonato la ex moglie dicendomi di voler ascoltare le registrazioni; in fondo, pensai, le avevo stimolato la curiosità: forse si era rotto quell’incomprensibile muro di silenzio e rifiuto. Mi ritelefonò poi in ufficio dopo un’ora circa, chiedendomi la conferma della mia presenza in casa alle ore 18:30. Mi richiamò una terza volta alle ore 18:10 al mio numero di casa per assicurarsi che fossi in casa ad attenderla. Sono preciso sugli orari perché li trascrissi subito, nelle condizioni e nell’ambiente che indicherò, mentre scrivevo una prima bozza di atto a seguito di quanto avevo subito.

Alle 18:45 in lieve ritardo arrivò a casa la mia ex moglie (i cui rapporti con me ho già precisato). Chiese di sentire le registrazioni, posizionai un CD di file non ancora definitivamente puliti sul lettore, iniziò ad ascoltare fingendo interesse. Dopo pochi minuti sentii suonare alla porta.

Erano due infermieri, due vigili urbani, un medico, una psichiatra mai vista, mio figlio Fabrizio (del primo matrimonio - anche lui coinvolto! perché?) . Entrarono ed io allibito capii che stava succedendo l’impossibile. La mia ex moglie si defilò in silenzio, senza salutarmi e strinse però la mano alla psichiatra con un saluto di intesa (!!!) . Rimasi calmo nonostante tutto, anzi ricordo che pensai istantaneamente “se è quello che penso non ho alcun modo giuridico di difendermi. Ma è tutto assurdo ed illegittimo”. Ripassai mentalmente le mie nozioni teoriche sulla privazione della libertà mediante la procedura del TSO e dissi, dopo aver salutato tutti i presenti con educazione, per prima cosa ai due vigili urbani “ vi prego di rilevare che io sono perfettamente sano, tranquillo, equilibrato e di annotare tutto ciò”. Poi dissi che avrei voluto immediatamente illustrare una querela facendo cadere il discorso, subito (come facevo in quelle condizioni a motivare in fatto, non sapendo nulla, solo  il diritto mi era chiaro già in quel momento). Chiesi di poter fare una telefonata a mio padre, che trasecolato (ma solo perchè l’iniziativa non era passata per lui)  cercò su mia richiesta di chiamare il 112 senza riuscire a trovare un interlocutore solerte. Peraltro era del tutto giustificabile la indicazione di una impossibilità ad intervenire in un contesto così come descritto da mio padre al telefono. Un infermiere robusto mi aveva seguito mentre mi muovevo compassato e rispettoso, fino al telefono, con atteggiamento vagamente duro e pronto ad intervenire (in caso di inghiottimento subitaneo della cornetta, mi si passi la battuta …). Poi sedetti al tavolino del salone e con calma chiesi alla dott.ssa le ragioni della sua cortese visita, di declinarmi cortesemente il suo nome per averne conoscenza. Ricordo che disse De Minnis o qualcosa di molto simile. Alla medesima dissi solo “ Le assicuro che sono perfettamente compos mei, non ho nulla, non ho fatto nulla. Non ho mai avuto nulla. Sono calmo e sereno, attendo la mia compagna per andare a cena fuori. Sono in perfette condizioni di salute fisica, privo di qualsiasi patologia che possa giustificare in alcun modo un TSO, non ho mai avuto alcun disturbo, dormo e vivo regolarmente, lavoro tranquillamente ”. [...] Poi stilò sul momento un certificato. Una “diagnosi” fatta in seguito all’ascolto compassato di un uomo colto e calmo che parla per poco più di di due minuti, fondata sulla non conoscenza mia e su qualcosa che evidentemente le era stato detto da chi, come, perché non lo potevo sapere. Il tutto a fronte di una ipotetoca “chiamata” al 118 priva di senso. Gli infermieri e i vigili urbani erano per la verità un po’ intimiditi dalla strana situazione, pronti ad intervenire,  in caso di mia opposizione o resistenza. Discesi le scale di casa affranto, in silenzio e umiliato subendo l’accompagnamento coattivo e ravvicinato dei due infermieri, uno dei quali (proprio il robusto controllore diretto) era divenuto già dubbioso, quasi affettuoso. Entrai in autoambulanza diretta al reparto psichiatrico dell’Ospedale Sant’Andreacontro la mia volontà, e non potevo oppormi: sapevo bene quali pericoli ulteriori potevo correre. Poi avrei saputo, a distanza di tre giorni, che ero atteso al San Filippo Neri ma non vi erano al momento posti disponibili.

In stato di costrizione, cioè contro la mia volontà coartata, rimasi in sala di attesa dell’ospedale con tutto il corteo che mi aveva “gentilmente accompagnato” e che ormai neanche più mi controllava tanto ero composto e tranquillo fuori (dentro di me disperato dalla incomprensibile situazione) che lo stesso infermiere indicato prima infine mi disse, “non ho mai visto una situazione del genere” e poi “stia attento, la dottoressa ha insistito per farle dare il codice rosso...” ( sarebbe l'urgenza per la gravità del paziente ). Lo ringraziai con dolcezza.. Gli chiesi anche di ricordarsi tutto e di dirmi il numero della autoambulanza. Poi da me dimenticato, perché non annotato subito. Ma lui di me si ricorda, certamente.

Verso le ore 21:00 erano in fila davanti a me a distanza di dieci metri c.a mio fratello (che non sentivo da anni) mia sorella (che avevo sentito per telefono poche volte nei precedenti mesi), la mia ex moglie e mio figlio Fabrizio. Attendevano che fossi effettivamente ricoverato, mi guardavano da lontano e comunque non mi parlavano. Ricordo solo uno sguardo ad un certo punto che non dimenticherò mai, ed una mossa, un sorriso che non oso definire…

Verso le ore 22:00 piombarono  una   mia amica  di allora, Angela (la quale, per inciso, aveva ascoltato e valutato gli audio, rabbrividendo alle presenze riscontrate) e un mio amico fraterno, Fabio Ravagnani, da me informati al cellulare. Mentre parlavano con me, gli altri, in particolare mia sorella, guardava Angela con disprezzo vistoso. La mia compagna di allora mi raccontò poi l’atteggiamento da lei subito ad opera di mia sorella. Continuai a rimanere calmo, cercando di capire la situazione, raccontai allo psichiatra dell’accettazione che tutte le persone familiari presenti, ad eccezione di mio figlio, avevano gravissimi antichi dissapori loro e problematiche loro, e che io non ne avevo con loro e che non sapevo che cosa poteva essere successo. Lo psichiatra dell’accettazione annotò che prospettavo come nemici i familiari ( ?!?!?! ). Non conoscevo la logica psichiatrica: dire che non avevo problemi io con i mie fratelli ma loro con me era dire che li vedevo come nemici miei. Una equazione arbitraria, a me parve: io non avevo mai provato alcun sentimento negativo nei loro confronti e il loro grave conflitto psicologico nei miei confronti non mi coinvolgeva, ma era arcinoto persino alla mia ex moglie . Verso le ore 23:30 infine entrai nel reparto psichiatrico dopo essere stato costretto a convertire a mia tutela il sequestro subito  in  proposta di TSO “volontaria”. Quale volontarietà ci fosse in quella situazione è dato immaginare a CHIUNQUE: era una scelta coartata .

I miei “parenti” si erano allontanati un’ora prima, certi del mio ricovero. I miei amici mi accompagnarono alla porta. Io dissi loro di stare tranquilli, che la verità sarebbe emersa prima o poi. A distanza di due giorni dalla denuncia di un fatto e di un giorno dalla mia comunicazione del fatto, venivo di urgenza ricoverato, privato della mia libertà per oltre tre ore e infine coartato ad usare come strumento difensivo un “ricovero volontario” a fronte di una mera proposta di TSO RADICALMENTE INFONDATA ED ILLEGITTIMA eseguita con modalità e forme illecite .

Richiamo solo le seguenti circostanze: il TSO può essere ordinato esclusivamente dal Sindaco, in presenza di due certificazioni mediche che attestino che : 1) la persona si trova in un stato di alterazione tale da necessitare urgenti interventi terapeutici in costanza di una diagnosi fondata  2) gli interventi urgenti e necessari siano stati in precedenza proposti ed espressamente rifiutati 3) non sia possibile adottare tempestive misure extraospedaliere . La proposta deve essere concretamente motivata ex ante, poi, istruita, il provvedimento del Sindaco  ( per principio normativo e costituzionale ) vagliato anche dal giudice tutelare . 

Io quindi NON STAVO  SUBENDO   UN TSO ma  una coercizione in assenza di alcun contatto con psichiatri o medici, in assenza di qualsiai pressupposto sostanziale e formale, senza alcun provvedimento e attraverso una falsa certificazione redatta al volo. Ma ancora non sapevo l'altro, sapevo solo che la attività illegale era stato effettuata in forma di blitz immediato e che avevo saltato la cena in pizzeria con la mia compagna .

Ma dopo avrei cercato di capire, dopo tutto quello che ho poi passato.

I primi due giorni e mezzo, tanto era grave la mia situazione che passavo tutta la giornata fuori del reparto, chiacchierando serenamente all’esterno dell’ospedale con i miei amici. Nulla mi fu dato: mi chiesero se volevo un sonnifero e risposi che dormo, ho sempre dormito e avrei dormito. Decisi di fare domanda di congedo ordinario (non per non aggravare l’ufficio, come si legge nella dichiarazione che mi fu “proposta” per difendermi nell’ambito della procedura per dispensa dal servizio, ma per tutelarmi perché NON avevo bisogno di interrompere il flusso delle ordinarie assegnazioni e perché all’inizio presi letteralmente la cosa come una breve sgradita vacanza obbligatoria).

Fu un mio amico, Fabio Sirgi, che addirittura mi accompagnò in macchina fino a casa per prendere i miei vestiti e la documentazione che ritenevo indispensabile a chiarire ogni equivoco. I miei fratelli che mi volevano tanto bene erano spariti. Ritornai all’ospedale addirittura con la mia auto.

Mi venne a trovare il personale che lavorava con me: la dott.ssa Alessandra Carloni, Amedeo Gnocchi, Antonio Vitello, Goracci Donatella. Tutti storditi, stupiti e scioccati da quello che accadeva.

I TEST tutti subito fatti rivelavano uno stato di perfetta e completa salute dei Paolo Ferraro e sarebbero poi un giorno stati fatti sparire da una copia atti richiesta e trasmessa al giudice civile di ROMA . Il perchè è evidente ed il fatto certo ( difatti l'archivio della struttura stampa da file digitale e solo una selezione ad hoc od una stampa selettiva da cartaceo consentiva di tentar di far sparire i TEST ). Ma ne avevamo una copia integrale dei documenti fatta in tempi antecedenti

Venne invece di nascosto presso la struttura la mia ex moglie che chiese sempre di nascosto da me la mia “certificazione, per portarla in ufficio”: così aveva motivato al medico chiamato all’esterno. Io avevo chiesto le ferie e spiegai brevemente al medesimo medico che mi aveva avvisato della circostanza, che non potevano accedere ad una tale richiesta e gli chiesi di “respingere al mittente la richiesta” segnalandogli la necessità di ricordarsi della richiesta orale fatta. Ricevetti addirittura una incredibile telefonata dal marito di mia sorella, che mi invitava a produrre la certificazione medica che serviva all’ufficio. Lo trattai con sussieguo e distacco. Perché insistevano così tanto su questo particolare? [A distanza di dieci mesi circa la mia ex moglie sbottò in una frase che mi lasciò esterrefatto: “ pure al procuratore hai fatto vedere la relazione degli investigatori quando ci siamo separati” e solo due mesi fa ammettendo la sua partecipazione al blitz, peraltro evidente “me lo chiese una persona autorevole”. Non so da chi potesse sapere che in effetti feci vedere quella relazione investigativa che la riguardava, se non dall’unico soggetto a conoscere la circostanza a parte me.]

Il giorno dopo venne a farmi visita inaspettatamente il collega dott. Filippo Vitello. Nessuno sapeva nulla, tutto era stato tenuto accuratamente riservato a tutela della mia privacy (?!) ed in realtà della operazione,  ma egli aveva saputo che ero ricoverato e dove. Non lo vedevo che di rado in ufficio se non una o due volte a settimana, di solito dinanzi alla macchinetta del caffè o quando l’uno o l’altro avevano bisogno di tabacco per la pipa. Al collega raccontai brevemente la assurdità della situazione e forse dissi qualcosa di più sulle ipotesi che andavo facendo.

Il nome del collega compare in una missiva che fa parte del fascicolo per dispensa “ Ho saputo dal collega Filippo Vitello che…” (all. 17).

Ora già sanno tutto che avrei poi “incastrato” in unatelefonata investigativa Vitello le cui reticenze e una attenta rilettura di tutti i contesti e della sua persona, hanno infine logicamente dimostrato appartenenez sue e partecipazione consapevole.

Il venerdì parlai con lo psichiatra dott. Paolo Girardi, responsabile della struttura: spiegai che gli unici input aderenti alla realtà potevano provenire solo da chi mi frequentava effettivamente nell’arco delle quattordici ore di veglia., che sarei stato sereno se non mi fossi trovato lì senza capirne il perché, scherzando sulla pizza persa il giovedì sera. Raccontai la storia a monte in una sintesi di non molti minuti, forse concitata, ma più per lo scarso tempo a disposizione che per la situazione in cui mi trovavo, precisando “ la mia disgrazia è che si tratta di una storia non ordinaria e che se non creduta e non accertata almeno nei suoi fondamenti oggettivi indiziari o di prova, si presta a varie supposizioni o manipolazioni”. Neanche immaginavo ciò che risulta accaduto a molti testimoni di fatti analoghi: non conoscevo la letteratura a riguardo e non avevo cultura investigativa sullo specifico settore criminale .

Il sabato venne un altro psichiatra, il dott. Ferracuti Stefano appositamente chiamato (me lo aveva preannunciato il primario, dicendomi che era meglio affidare a lui la valutazione per la sua specifica “storia professionale”... avrei molto dopo capito meglio ). Dinanzi a lui ed altri psichiatri della struttura spiegai con preciso ordine logico, cronologico e sistematico i fatti essenziali, ogni volta mostrando la documentazione corrispondente. Perizia fonica, mail della donna, mio allontanamento, fatti ragionevolmente udibili e uditi anche da altre persone, fatto subìto il 19 Maggio, incomprensibilità della situazione in cui mi trovavo, conflitto  implicito con la procura che aveva archiviato il fatto e che qualificai come valutazioni contrastanti  (lì peccai di  diplomazia: ma quale forma patologica è quella che si concreta in una espressione eufemisticamente conciliante?).  Parlai con equilibrio e vigore verbale normale, come sono sempre solito fare e con le caratteristiche e presenza che sono note della mia figura e persona. Oggi non rifarei però l’errore che allora feci: mostrare la mia mail di addio a Sabrina fatta di sensibilità e sentimento umano ad una platea di non “credenti” in mala fede od idioti utili non consapevoli.

A distanza di dieci giorni vidi sul tavolo delle riunioni e lessi (anche perché giravo come un libero cittadino nel reparto) la relazione stilata dal solo psichiatra con “ storia professionale adeguata” Ferracuti Stefano e rimasi “pacatamente terrorizzato”: veniva stravolta la analisi del mio periodare, mentre la coerenza logica e cronologica di quello che dicevo veniva caricaturata in astratto con formule linguistiche trapiantate da etichette psichiatriche precostituite. Non un giudizio concreto, non un riferimento concreto a quello che in concreto avevo detto, non una analisi concreta legata al mio pensiero od alle concrete modalità espressive. Solo frasi standardizzate che poi da me immediatamente imparate a memoria (tanto ero psicotico o stavo male), avrei ritrovato nella descrizione di patologie di varia gravità.

Le valutazioni solo astratte formulate e poi ritrovate nelle descrizioni delle patologie. Quello che dicevo, come lo raccontavo, come lo analizzavo incompatibile assolutamente con le “etichette  astratte e manualistiche” applicatemi. Capii allora per la prima volta che “forse” c’era qualcosa di veramente grave "nel metodo psichiatrico." .. e piuttosto dietro alla mia vicenda qualcosa di ancor più grave di quello che già appariva.

Il giudizio formale ed astratto formulato non si ancorava né si poteva ancorare a esemplificazioni ed indicazioni concrete. Vizio metodologico? Tolto il mio nome e cognome come riferimento non restavano che formulazioni astratte pedissequamente ripetute. Noi giuristi le chiamiamo motivazioni apparenti . 

Mi era invece stato indicato a voce lo stesso giorno dallo stesso psichiatra Ferracuti Stefano, che dai test che avevo compilato emergeva una lieve ansia: non particolarmente significativa, due tracce sopra la riga mediana opportunamente riabbassata a sessantacinque .. sennò coi livelli dalla dottrina precedente adottati sarei risultato “calmo e sereno” per tabulas ed algoritmi. Replicai semplicemente e un pò seccamente “ma lei al posto mio, in questa situazione come starebbe? Come vuole che io stia pacatamente sereno anche dentro!?” ). Fuori e nel comportamento ero visibilmente pacato. Ricordo ancora che un infermiere si fece scappare una battuta a riguardo della mia situazione e sulla stranezza della mia presenza nel reparto, mentre fui quasi corteggiato da una simpatica addetta al reparto certo non avvezza a ciò con i malati, che a loro volta mi chiedevano esplicitamente perché uno che si comportava come me stesse lì (Loro non sapevano chi ero e che mestiere facevo: lo dissi solo dopo quindici giorni a due di loro, apparentemente meno gravi sotto il profilo della salute mentale, a mio giudizio).

L’avvocato di mia “fiducia” nonché “di fiducia dell’ufficio”, Nicola Petrucci si era "riunito" con il primario Girardi e lo psichiatra Ferracuti (oggetto e contenuto della riunione a me rimasti ignoti) ed intervenne solo poi su un nuovo tema sopravvenuto: sostenere la causa anche mia che non deovevo assolutamente  trasferito al San Filippo Neri. Vi era infatti una esplicita richiesta, mi si disse,  di trasferimento presso il reparto psichiatrico di quella struttura ospedaliera, motivata per ragioni territoriali, ma un infermiere anzi credo il caposala mi avvertì dicendo che qualcuno aveva detto che lì “mi conoscevano bene...” ( ?!??! ). Non posso sapere se ciò fosse vero ma presumo che fosse attendibile l’indicazione fornitami per mera stima dal lavoratore (vedi richiesta di sequestro di ogni documentazione esistente presso quella struttura). Io lasciai l’avvocato solo a perorare la causa generale ma mi fu confermato che non disse una parola su ciò che aveva ascoltato, non sprecò una parola sulla corrispondenza tra il trascritto e l’udito, non spiegò nulla dei fatti a monte che non compresi o manipolati erano l’unico possibile appiglio e certo non erano “stati contestualizzati” (anche per assenza del contestualizzatore da sequestro di persona in costanza di mera coattiva proposta di TSO inventata e successiva necessitata, coartata e non libera “conversione” in TSV … ).

Sia chiaro, avrei il giorno successivo subito indicato che non intendevo rimanere ma l’equazione più volte ripetutami “consenso al TSV revocato = TSO al volo” mi rendeva impotente. Riuscii anche ad imporre che la minaccia venisse verbalizzata. Magra consolazione e micro strumento di prova e tutela a futura memoria.

Lo strumento del simulato 118 era passato apparentemente per una parte della mia disastrata famiglia: io, l’Abele buono, bello, intelligente, stimato, purtroppo idolatrato dal padre (qui la radice principale dei “problemi famigliari, unitamente alla distanza di età dai miei fratelli minori e vari altri problemi LORO) ero in ginocchio e non sapevo il perché. Ricordo un particolare che mi incuriosì: l’avvocato di mia fiducia più volte mi chiese “ma lo psichiatra l’ha mandato l’ufficio?” volendo a tutti i costi sapere la mia opinione, non certo le mie conoscenze a riguardo. E’ ovvio che non potessi saperlo, e poi era uno psichiatra destinato anche al Sant’Andrea oltreché al San Filippo Neri (dove ero atteso per competenza territoriale...?!).

Il secondo particolare era ancora più curioso: l’avvocato Petrucci mi riferì che lo psichiatra autore della valutazione, il dott. Ferracuti, gli aveva chiesto uscito e reincontratolo “non avrà mica registrato quello che ha detto?! “ e ricordo che il mio avvocato di fiducia per due volte ripeté la domanda a me “ma non hai registrato, vero?” . Risposi no. E come potevo? Allora pensai ingenuamente che si cercava una mia patologia investigativa. Curioso però: perché avrei dovuto pensare di investigare su professionista appartenente ad una struttura pubblica, solo su uno poi, e per di più registrando quello che dicevo io?!

Venne mio padre a tentare di parlare con la struttura, tardissimo, stravolto. Ricordo un particolare: disse che aveva ricevuto una telefonata (!!!) pervenutagli di mattina verso le 10 credo (fatto riscontrabile dai tabulati ). Una signorina lo aveva convocato ad una certa ora, credo le 13:00, presso il San Filippo Neri indicandogli che il primario di tale struttura lo attendeva. In autobus perse ore intere, arrivato lì aspettò credo due ore ma infine nessuno sapeva nulla, nessuno lo aveva cercato. Riuscì a ritornare al Sant’Andrea con gli autobus alle ore 18:30 e parlò, convinto di far conoscere la verità su me ed i fatti, con uno studente barbuto solo medico di pronto soccorso, credo al terzo anno di specializzazione in psichiatria. Ovviamente della “convocazione”nessuno sapeva nulla neanche al Sant’Andrea. E chiese ripetutamente lumi a riguardo.

Debbo qui rammentare che mio padre era in parte vergine portatore di conoscenze maturate in 54 anni di mia conoscenza, nulla credevo sapesse di ciò che era accaduto alle mie e sue spalle in quei mesi. Credevo non conoscesse il dott. Cancrini, lo psichiatra degli incontri “clandestini” con i miei fratelli, ai quali secondo la sua versione sarebbe stato portato solo successivamente. Ma sarei stato eclatantemente smentito dai fatti e da un suo “diario” da me acquisito nel Dicembre 2011.

III. IL RICOVERO COATTIVAMENTE “VOLONTARIO” DI FERRARO AL SANT’ANDREA. INDIGNAZIONE E STUPORE DI TUTTI COLORO LO CONOSCEVANO. UNA “TERAPIA” PER UNA PATOLOGIA CHE NON POTEVA AVERE. USO DI FARMACI: EFFETTI PRIMARI E SECONDARI. IL CONTROLLO PERMANENTE SULLA STORIA: SE LA RICORDAVA E SE NE PARLAVA...

A pochi giorni dal ricovero la imposizione della prima terapia a base di antipsicotico orale, consigliato anche per i casi di schizofrenia, in dosaggio iniziale forte. Il magistrato non aveva scelta: fu docile e collaborativo (in gergo psichiatrico) solo diceva ripetutamente “non ho nulla, sto bene, non datemi farmaci che incidono sulle mie facoltà mentali. Tutto ciò che ho ipotizzato ed argomentato risponde a dati verificabili in mio possesso. Non ho mai creato artificiali ricostruzioni di fatti inesistenti, erroneamente percepiti, erroneamente interpretati, erroneamente ricostruiti. Dormo ho sempre dormito, lavoro e lavoravo regolarmente”. Non poteva difendersi (e l’avvocato di fiducia dell’ufficio, Petrucci, era stato l’ulteriore inganno che lo aveva travolto).

Commise anche l’errore di tentare di far sentire le registrazioni audio non pulite attraverso i computer non attrezzati dell’ospedale e facendo visionare i pochi brogliacci a disposizione, recuperati a casa. Finendo così per delegittimarsi agli occhi di una platea tardo pomeridiana di tre giovani psichiatre e del barbuto specializzando.

Nel frattempo con pochi fogli ed una penna, annebbiato e rallentato dai farmaci, scrisse i primi cinque fogli di appunti che concernevano la richiesta di accertamento e ricostruzione dei fatti. Era un tentativo disperato. Scrisse anche una breve memoria sul proprio stile di vita e su possibili testimoni a suo favore, ma egli si trovava ad essere in quel contesto un paziente con una patologia: se avesse scritto la Divina Commedia sarebbe stata solo la prova di un delirio, se avesse scritto un manuale di diritto sul TSO sarebbe stato un atteggiamento “deliroide a sfondo giuridico”, se avesse argomentato sulle certe false informazioni e sui pessimi e deviati rapporti con i mie “parenti” sarebbe stata la conferma di una ossessione fatta di persone viste come nemici. Per definizione in quel tipo di psichiatria un parente in quanto tale vuole solo il bene (è solo il certificato anagrafico che conta): in questo contesto descrivere la realtà più complessa di rapporti e la loro storia, i fatti e problemi altrui è inutile, diventi automaticamente uno che inventa o vede nemici ovunque. Chi lo fa è un “paziente” che sproloquia.

Dimesso poi, ma con l’obbligo di proseguire “la cura” (pena il ricovero coatto) e rientrato in ufficio, la stessa mattina riprende il lavoro dal primo istante.  Poi porta al mare le figlie per una settimana, in camper, facendosi aiutare anche per cucinare dalla loro baby sitter (si rammenti questo particolare quando si parlerà del “fronte famigliare”). Tutto ciò pur essendo bombardato dalla sostanza addetta a fargli dimenticare il fatto e/o la sua interpretazione e ricostruzione e comunque a impedirgli di fare qualunque utilizzo “patologico” dei suoi ricordi.

Tornato a Roma e parcheggiato il camper, riprese lavoro e vita sociale come al solito normale, proseguendo invece l’interruzione “atavica” dei rapporti con i “malati” (loro sì, ma anche pericolosi)  fratelli.

Nel frattempo continuava a seguire/subire incontri quindicinali, con una psichiatra dall’aria teutonica, tale dott.ssa Iginia Mancinelli, nel corso dei quali veniva rinnovata somministrazione cutanea del simpatico prodotto denominato RISPERDAL in versione long act, “morigerata” (si apprenderà poi che gli psichiatri del Sant’Andrea non erano organici alla stessa massoneria deviata e che addirittura un pò “la temevano” ma era vero ?! ). Unico tema di dialogo: se stava bene, chi frequentava e soprattutto se ricordava “la storia” e se aveva cambiato opinione a riguardo. All’ultima insinuante domanda dolcemente pressante il magistrato rispondeva solo con sguardo tra il dolce, l’offeso e l’indignato.

Fu così controllato e trattato circa fino al Marzo 2010. Prendeva contemporaneamente anche un prodotto orale destinato alla stabilizzazione del’umore, così gli raccontavano (ma era sufficiente verificare su internet effetti e controindicazioni...). Ferraro rimaneva stabilmente indignato e stabilmente accorto ma non poteva non prendere ciò che gli veniva propinato perchè facevano analisi e controlli continui e perchè, lo diciamo anche a beneficio della collettività, non prendere un farmaco imposto equivale a sottrarsi alla terapia e quindi creare il presupposto per un  ricovero coattivo.

Poi tra capo e collo mi capitò quanto era ipotizzabile: La notifica della decisione di aprire una procedura di dispensa a mio carico da parte della IV commissione del CSM, anticipata a voce dal collega “umanamente interessato” Stefano Pesci. Riferì che un membro donna della IV commissione CSM e di corrente UNICOST aveva richiesto la riapertura del fascicolo ed una nuova procedura. In quel momento il magistrato apprese che una prima procedura già era stata archiviata in toto dalla I commissione. Di questa Stefano Pesci, nonostante la sua NOTEVOLE entratura (...) non aveva a suo tempo informato Ferraro. E mi venne alla mente il fuoco incrociato ed il gioco dello scambio dei favori tra le correnti dominanti. 

Il collega Pesci poi non sapeva che Ferraro tempo prima in procura aveva casualmente ascoltato una piccola porzione della sua telefonata del 2009 sul “TSO” ordinato (e glielo tenne accuratamente nascosto: il suo sguardo perso ed arrabbiato quando Ferraro esporrà l’episodio nella discovery dell’ottobre 2010 sembrò una conferma che fosse il magistrato il destinatario della “pressione affettuosa”). La notifica di questa seconda procedura di dispensa fu fatta dal Procuratore accompagnata dalla battuta “sai, sono un po’ burocrati...”.

Ferraro a quel punto fu una pecorella smarrita ma accorta, lasciò fare seriamente preoccupato, ritenendo che si sarebbero accontentati di delegittimarlo.

L’altro aggiunto, Nello Rossi preparò la controdeduzione per conto di Ferraro (in allegato copia della mail di trasmissione - all. 14) , che suggerì solo qualche modifica. Tali deduzioni falsificavano ed alteravano la realtà in vari punti (inventato stress lavorativo, reazione di Ferraro successiva alla “fine di un rapporto” - in realtà tenuto in piedi per altruismo e solo al fine di aiutare dall’esterno la donna ed il figlio - decisione consapevole di non incidere sull’attività dell’ufficio presentando a suo tempo domanda di ferie (!?!?!?!). Infine il fatto che Ferraro compiaciuto seguisse (non subisse!) una “terapia proficua”( per lui ??). UNa mondezza che dovetti subire in silenzio. 

Ma il capolavoro fu l’abiura costruita con un’arte menzognera senza pari: così infatti scrive Nello Rossi “per conto” di Paolo Ferraro “È in tale contesto che va collocato lo scritto del 23 novembre 2008. Uno scritto che è il frutto di tensioni e suggestioni emotive avvertite, in quel momento, con eccezionale intensità ma limitate ad una fase circoscritta nel tempo e che oggi possono dirsi completamente superate (così come è oggi assoluta e totale la distanza dalle affermazioni a suo tempo fatte in tale scritto). Tale superamento è scaturito dalla esatta percezione delle grandi difficoltà derivanti dallo stato di stress psicofisico e dalla scelta, meditata e responsabile”( n.d.r. e qui la maestria si fa arte pura) “di intraprendere un percorso terapeutico comprensivo di un breve ricovero volontario in una struttura pubblica”. Eh già, la operazione illegale,  la sua organizzazione a blitz, la costrizione e la impossibilità di uscirne fuori non dovevano esistere. Ma perché?! in fondo erano “alcuni parenti” gli autori apparenti .

Leggendo le deduzioni propostegli Ferraro comprese che c’era  una “verità” da allineare. Forse sarebbe bastato questo. Sottoscrisse il documento con il cuore, l’anima e la sensibilità infrante, subendo la pressione della situazione senza difese. Sapeva troppo poco per poter reagire. Doveva dire di sè ciò che non pensava e che non corrispondeva alla verità dei fatti ed alla logica di dati ricostruibili, ma in quella fase non poteva che piegarsi, mentre la tempesta imperversava.

Ma le deduzioni non bastarono: la struttura del Sant’Andrea doveva certificare il suo stato di idoneità ed ancorarlo alla specificità della sua attività lavorativa. Ferraro chiese il certificato consapevole del proprio stato di completa salute psichica ma gli fu ancora una volta rilasciata certificazione di forma psicotica di “eccitazione reattiva”. Era sempre un “malato” (necessitato) sotto stretta sorveglianza...

La procedura di dispensa andò al plenum e fu richiesto da un membro politico un generico “approfondimento”. Fatta l’abiura, certificato il fondamento patologico della sua denuncia dei fatti della Cecchignola e santificata la propria inattendibilità sul caso il magistrato si augurava che non avrebbero più avuto necessità di infierire.

Apprenderemo poi che con lealtà necessitata (vi erano un parere ufficiale coi fiocchi indiscutibile emesso nello stesso periodo della “malattia” e due anni di lavoro indefesso e normale) il Procuratore Ferrara avrebbe detto in commissione “Il dott. Ferraro Paolo è un magistrato preparato, attento, scrupoloso, molto affidabile. Ha sempre lavorato con attenzione, con scrupolo ed ha esaurito sempre bene i suoi compiti. Ho portato le statistiche comparate del 2009 e 2010 che sono il periodo che interessa etc. etc. E la procedura fu archiviata dal plenum alla unanimità ( ALL 15 ) ma “allo stato.

Peccato che un soggetto in stato di psicosi reattiva non può lavorare, non può dormire, non ha contatti sociali di lavoro e di vita regolari. La verità ufficiale si prendeva a cazzotti da sola: tutte e due le cose insieme non potevano essere vere, ma infine era vero quello che aveva dichiarato il Procuratore. E ormai esisteva la prova che tutto era stato ordito in ragione di ciò che Ferraro aveva scoperto, ma anche che in quella situazione non poteva essersi cacciato da solo. Difatti era fuori gioco anche nella certa progressione professionale,  messo fuori gioco e sotto permanente ricatto (lui che non avevo mai subito neanche un minimo appunto).

A fine Luglio giunse la notizia positiva auspicata dell’archiviazione, mentre in “famiglia” passava la voce che era stato  “miracolato”, vista la “sua malattia”.

Ad Agosto 2010 tornato al lavoro Ferraro tornò a studiare la situazione. Il suo dovere di magistrato e la propria dignità di uomo gli imponevano di non cedere al ricatto e al compromesso. Ma era in goco la sua stessa indipendenza come magistrato .. un bene che lo travalicava. 

I conti non tornavano in alcun modo: inquadrare tutto come un errore colossale a catena lasciava, quello sì, aperti “troppi buchi” anche a voler prescindere da ciò che aveva scoperto; la somma delle artefatte e superficiali valutazioni tecniche, le informazioni soggettivamente alterate dei parenti che non frequentava (magari caduti nel vortice per un male che si portavano dentro loro, ma anche questo non bastava), giudizi od informazioni loro pervenuti, la forza della negazione della parte offesa donna “impaurita” (con Sabrina avevano usato l’argomento “ti facciamo togliere il figlio?!”), l’eccesso di zelo psichiatrico da parte di professionisti che fanno i consulenti tecnici d’ufficio (CTU) su incarico presso la stessa Procura (quindi beneficiari di incarichi remunerativi, con ciò che ne consegue in termini di rapporti ed interessi comuni con Procuratore e magistrati), la difesa dell’ufficio, la “tutela” di Ferraro in una “ forma incisivamente falsificata” poco compatibile con il concetto di sostegno affettuoso... E poi il ridicolo della situazione era che fratello e sorella del magistrato asserivano di essere i suoi salvatori, i suoi monitorizzatori ed in prospettiva altro (...che non osiamo immaginare).

Sulla “fede” del primo psichiatra occulto (Luigi Cancrini) e del secondo venuto il Sabato al Sant’Andrea (Ferracuti) c’era da mettere le “mani sul fuoco”. Troppo non quadrava anche nel comportamento paternalistico del primario. La teutonica psichiatra era, credeva lei, impenetrabile...

V. LA DECISIONE DI FERRARO NELL’AGOSTO DEL 2010 DI CAPIRE E APPROFONDIRE QUANTO GLI ERA ACCADUTO.

Finita la tempesta il magistrato andò a salutare il Procuratore capo Ferrara: non lo vedeva dal Giugno del 2009, salvo un cortese incontro per le scale. Un po’ non ce ne era stata occasione.

Gli portò un fascicolo, ne parlarono, lo accompagnò alla porta e poi a bruciapelo chiese a Ferraro “ma perché quella donna ti voleva male?”. La domanda era visibilmente volta a misurare la risposta. Ferraro di impulso scelse la risposta che lo avrebbe fatto “aprire”. Disse “beh, può essere che non abbia gradito la consegna del CD e dei brogliacci … oppure perché la ho lasciata”. La risposta del Capo fu chiara: “tu non stai bene, si vede”. Ferraro tornò il giorno dopo e disse al procuratore “premesso che non so perché lei mi ha detto che quella donna mi voleva così male, penso possa essere anche solo perchè la ho lasciata”. La sua risposta fu rivelatrice: “oggi si vede che stai bene, si vede che stai meglio…”. Il Procuratore era contento di sé, della sua capacità persuasiva o di verifica psicologica, ma forniva l’ennesima conferma della propria malafede: diversamente non si spiega la concezione del procuratore secondo cui la salute mentale di un individuo possa variare a giorni alterni a seconda che la risposta fornita sia consona alle proprie aspettative.

Studiando gli incartamenti dell’ultima archiviazione emergeva che Sabrina fece un esposto il 19/6/2009 (quando Ferraro ero uscito dal Sant’Andrea) allegando alcune mail a lei (omettendo di mostrare l’intero scambio di mail tra i due, ma estrapolando secondo convenienza) ed evidenziando la assenza di richieste punitive concludeva “ Voglio solo che sia adeguatamente curato e non faccia del male a nessuno” (?!). Un tempismo a dir poco sorprendente: non potendo conoscere la situazione del sequestro di Ferraro, in quanto i due non si frequentavano più da tempo, si era comunque determinata a fare un atto privo di conseguenze giuridiche? Quella strana richiesta mostrava che era ancora coinvolta nella vicenda, tenuta dentro da qualcuno (non certo da Ferraro) in qualche modo. L’esposto fu poi urgentemente trasmesso alla Procura di Roma, del pari urgentemente ritrasmesso al CSM ed alla Procura di Perugia. Nella “ineccepibile” missiva al Comitato di Presidenza del CSM (all. 16) si legge con riferimento all’esposto di Sabrina che “in esso è raccolta documentazione dalla quale pare possibile potersi desumere che il dott. Ferraro Paolo non sia “compos sui” nei rapporti con Sabrina...” e poi “Ho saputo che recentemente il dott. Paolo Ferraro - formalmente in ferie – è stato ricoverato per alcuni giorni all’ospedale S. Andrea – reparto psichiatrico ed ora sta seguendo una terapia”. Niente anomalie dal punto di vista lavorativo ascrivibili allo stato di salute del dott. Ferraro.

La pratica fu appunto archiviata dal CSM (procedura 404/2009.) e niente era poi successo di nuovo. Tranne la mia uscita in “libertà provvisoria vigilata” a vista settimanale e poi quindicinale dall’ospedale medesimo.

La nuova procedura fu aperta col numero 571/2009 richiedendo una nuova missiva alla Procura di Roma. La nuova missiva (all. 17) richiesta era solo analoga alla precedente (trasmessa in data 2 settembre 2009, esordiva sottolineando che perplessità sullo stato di salute del dott. Paolo Ferraro erano sorte dalla lettura della denuncia in data 24/11/2008 e indicando espressamente “Successivamente il dott Ferraro Paolo si è posto in ferie nel Giugno 2009 ma ho appreso dal dr. Vitello  che era invece ricoverato presso il reparto psichiatrico del Sant’Andrea” - Da chi lo avesse saputo il collega Vitello non è dato sapere e i miei “fratelli” non li frequentava certo…). La detta nota riassumeva la vicenda confermando la assoluta normalità dell’attività lavorativa di Ferraro, sottolineando che non esistono certificazioni sanitarie ma indicando che Sabrina aveva reso alla compagnia CC Trastevere dichiarazioni “con le quali adombrava comportamenti anomali ed inquietanti del predetto”. Quali fossero questi comportamenti e come mai indicati solo nella seconda nota (?!) non si sa. Di sicuro inventati ed indicati immediatamente a valle di un caso particolare di coattiva proposta di TSO eseguita in forma di sequestro di persona  tramutatasi in “ricovero volontario coatto” sotto permanente minaccia .

La nota succitata, invece, in penultima frase sottolineava: “Si potrebbe ipotizzare che la rottura del rapporto con Sabrina abbia inciso in modo profondo nell’animo del collega”.

Ma come?! Ferraro aveva avuto un’altra compagna stabilmente dall’aprile 2009, il residuo rapporto scritto con Sabrina era finito nel maggio 2009, lui l’avevo sostenuta standole vicino fisicamente sino al marzo 2009 ( portandole persino la cioccolata fondente di cui era “tossicodipendente” a mezzi chili alla volta ?! Si legga la parte del memoriale relativa a questa circostanza “tipica “ ). La rottura del rapporto dove si ubicava? Una versione allineata a quale verità? La versione poteva coincidere con quella falsa del primo psichiatra “occulto”, Luigi Cancrini, il quale ignorava la persistenza del rapporto, le prove scritte (sms e mail) di tutto ciò. Il Procuratore invece sapeva perfettamente che Ferraro stava vicino alla donna, il più possibile accorto, che aveva in animo di tentare di aiutarla sino all’ultimo, che aveva scelto di allontanarsi per poterla aiutare fuori dalla “situazione ambientale”, aveva letto sms e mail in cui la donna si apriva o tentava goffamente di aprirsi proteggendosi, in modo significativo, sapeva degli audio estratti e della loro ascoltabilità dichiarata per scritto persino dalla stessa donna.

Questo allineamento delle versioni ad una verità semplificata era diventato eclatante poi nelle deduzioni redatte da Nello Rossi e sottoscritte suo malgrado da Ferraro. Questa è l’unica abiura a lui attribuibile non avendo avuto scelta. Nel 2010 la analisi di quello che era accaduto non era affatto completa e l'attacco frontale poteva travolgerlo:si trattava si acquattarsi o di farsi giunco che si piega quando soffia troppo forte il vento “ per salvare le radici.

In terzo luogo, Ferraro mise letteralmente sotto lenta insinuante ed accurata “dolce” pressione il collega Stefano Pesci che lo aveva “seguito affettuosamente” nel 2009 e l’aggiunto Nello Rossi. Entrambi si erano mossi in direzione di una “difesa tecnica” del magistrato. Sarebbero quindi stati ben lieti di sapere a esclusiva mera conferma quanto assolutamente infondate all’epoca fossero le “ valutazioni cliniche” pur risibili su di lui e che grazie a varie valutazioni avrebbe voluto/potuto far rivisitare la pur passata diagnosi. Più Ferraro diceva a Stefano Pesci e più specificava le cose che sapeva, più la reazione del secondo era visibile.

Agnello Rossi impensierito e preoccupato, lievemente digrignando i denti avrebbe esclamato “ sappiamo bene che sei perfettamente sano sennò non stavi qui a lavorare .in Procura ” ..( suonava più come una pressione minaccia che un complimento ) .

Quando in una cena a due, da lui appositamente organizzata, Ferraro parlò premeditatamente della ricostruzione della situazione ambientale e del ruolo dei singoli, di persone concretamente individuabili, di preesistenza di traccia nota al pubblico e forse ascrivibile al gruppo e della natura dei condòmini, delle mail della donna che lui non aveva letto (ma solo il Procuratore), cominciò ad essere in crescendo più aggressivo e diretto. Il tema era: di questa storia non doveva parlare con altri. Con lui sì, curiosamente, ma forse voleva che Ferraro si sfogasse nell’assoluta non conoscenza degli altri. Le reazioni meno dolci emersero quando con un piccolo trucco verbale, Ferraro sottopose a lui ed all’aggiunto Nello Rossi la situazione strana …di chi era stato o stava per essere riabilitato sul proprio stato di salute retroattivamente. Era ancora solo un piccolo banale trucco, ma introducendo una ridicola e furbesca richiesta di intercessione con l’aggiunto Nello Rossi (“potreste spiegargli a Cancrini che non ho mai avuto niente ?”) dopo una prima incauta ammissione rivela “io tenevo i rapporti con il CSM...i rapporti con Cancrini li teneva Pesci, vedi con lui …” la successiva reazione verbale alcuni giorni dopo, assai significativa: “Di questa storia e di te non devi parlare con nessuno, puoi avere ragione al 100 % e sappiamo bene che stavi bene e che stai bene se no non rimanevi in Procura...guai a te se ne parli con psichiatri, psicologi, parenti e altri...non ne devi parlare con nessuno”. La frase fu ripetuta con violenza due volte, la seconda eliminando il riferimento positivo allo stato di salute.

E poi Stefano Pesci: “l’hai presa in … e se ti muovi ti farà più male” (so che è incredibile, ma fu questa l’espressione prescelta, quando Ferraro parlò di rivisitazione della diagnosi al collega che “amorevolmente” lo seguiva).

Di questa storia non ne devi parlare per due o tre anni...”. A cosa fosse ancorato il dies a quo, non certo a prescrizione di reati, ed il dies ad quem a decorso dei termini per richiesta di tabulati...oppure era un calcolo approssimativo sull’età pensionabile di Ferraro?

In un caso gli disse addirittura “non ti devi difendere a Perugia, lo farai solo se occorre...” e la preoccupazione circa una difesa anticipata e facile in un procedimento per stalking senza querela dove si poteva dimostrare la ragionevole attendibilità dei fatti solo depositando brogliacci, audio estratti e mail della donna nonché dimostrare la reciprocità delle mail che escludeva in radice il fatto, lasciò il magistrato un tantino interdetto .

Tanto premeva il silenzio su quello che era accaduto a Ferraro, ma di più premeva che egli non fosse dichiarato guarito se non addirittura mai malato. 

Una preoccupazione primaria dei due “angeli custodi”. 

Nel frattempo Ferraro riparlava con i miei fratelli dei fatti a loro integralmente ignoti e delle novità del comportamento dei due colleghi, cercando di dialogare per aprirgli gli occhi ma ottenendo loro reazione sempre più aggressiva . Veniva costantemente appellato come malato, implicitamente o esplicitamente: ogni nuova cosa che riferiva essere avvenuta doveva essere inventata, ogni tentativo di avvicinamento per spiegare veniva rigettato Il magistrato decise di continuare a telefonargli ugualmente: alternava telefonate in cui si parlava del tempo a telefonate in cui tentava di introdurre qualche concetto, del tipo “ma possibile che conoscendomi da quaranta anni non avete pensato che fosse possibile che...” ed altre facezie che tentavano di perforare un muro psichico di cemento armato. A nulla servì un finto riavvicinamento della sorella, che gli chiese a sua volta di spiegarle tutto o comunque acconsentì, ed egli raccontò dati, loro condivisione con terze persone, possibili interpretazioni e possibili ricostruzioni, scenari ipotizzabili. Pensando ... ma vorrà sapere o .. (?!). La sorella sembrò anche irridente e distratta.: cosa abbia fatto del racconto o delle telefonate in cui prima chiedeva di sapere e poi si faceva spiegare, anche il giorno successivo, si può solo ipotizzare.

A distanza di un giorno riemergeva poi disvelato un suo eburneo ostracismo, ma troppo aggressivo. 

Parallelamente Ferraro aveva richiesto alla struttura ospedaliera di effettuare una “rivisitazione critica” ripartendo da tutti coloro che non avevano voluto sentire prima, leggendo a voce un documento appositamente predisposto in cui illustrava perché la diagnosi di allora non potesse che essere sbagliata. Da una piccola spiata emerge poi che il fratello e il figlio maggiore, su consiglio di chì non si sa (ma è facilissimo saperlo in epoca di comunicazioni cellulari) avevano chiesto un appuntamento, di nascosto da Ferraro, con la teutonica psichiatra. Il magistrato partecipò quindi all’incontro avendone svelato la trama per telefono, con la forza ed il rigore che lo contraddistinguono da sempre. Il fratello recitò la parte abominevole di chi “ringrazia per aver accettato l’incontro “propostomi”. Il figlio suggeriva “aggravamenti” della terapia (espressione sua) o confermava quello che aveva detto per telefono. Sarebbe stato un “simulatore di reati…malato.” (anche questa contenuto suo, espresso al telefono).

Il magistrato intendeva portare varie persone a testimoniare a suo favore, ma due solo furono sentite per tre minuti, da sole, poi dissero che non servivano i testimoni di allora. Fu riconvocato per un lunedì presto ed il primario  alluse “simpaticamente” ad una nuova terapia. Ferraro spiegò a lui quali strani nuovi atteggiamenti gli si mostravano intorno, alludendo al contesto ambientale della storia a monte ... e che troppe cose non quadravano. Seguirono tre settimane di dialogo con la struttura e la preghiera di ascoltare ciò che fuoriuscito dalla “palla di vetro” già magicamente si prospettava udibile nelle registrazioni. Precisò che della storia non gli interessava personalmente (anche per ovviare i consueti equivoci “psichiatrici”) ma teneva più di tutto alla verità sul suo stato di salute di allora .

Nel frattempo Ferraro decise di rimettere a confronto, con qualche abile accorgimento, il suo ex difensore “di fiducia dell’ufficio” Petrucci e lui,  proprio lui, il primo psichiatra, psicologo ipnoterapeuta esperto in tecniche “utili” Luigi Cancrini. Doveva capire.

Primo trucchetto:  finse di voler far risentire le registrazioni all’avvocato avendo vincolato il CD al contenitore e segnando anche la posizione rispettiva con dei piccoli tratti a matita allineati. Lasciò il CD all’avv. Petrucci al quale chiese poi di accompagnarlo dall’illustre psichiatra Luigi Cancrini cui a suo tempo “avevano” conferito l’incarico di aiutare Sabrina.

Ferraro preparò la cosa con due visite nel corso delle quali si occupò di smentire ordinatamente ciò che lo psichiatra aveva inventato sul suo presunto passato remoto (Cancrini neanche si accorse che citava le sue mail a Sabrina e che gli forniva dati e testi che potevano smentire ogni punto), poi volutamente lo aggiornò su dati e su ciò che era successo tra gennaio e maggio 2009 soffermandosi sulla nozione di sequestro fattogli incomprensibilmente dai parenti, nozione assai rassicurante per lui.  Cancrini leggeva le mail della donna e non tentennando sorvolava con la solita tecnica, leggeva di dialoghi che si sentivano e di mail di amore della donna a Ferraro risalenti a febrraio del 2009 e si rabbuiava, ma restituiva le carte senza dar loro peso. Il magistrato gli mostrava l’sms del 13 Dicembre 2008 (allegato 8 precit.) e gli chiedeva come mai all’epoca non ne avesse considerato struttura caratteristiche ed inquadramento nell’ambito di un rapporto di ben altro tipo (vedi sms tranquillo pervenuto poco tempo prima). Rapporto che quindi in realtà permaneva con la donna e l’esimio professore “cincischiava” (all’epoca aveva detto che era un normale sms tra fidanzati che si sono lasciati e sono violentemente arrabbiati accreditando addirittura la versione improvvisata e palesemente illogica di Sabrina, che le funzionasse male il cellulare - sic !!!!!). Ferraro gli chiedeva spiegazioni solo oggettivando la vista di fatti e documenti. Cancrini cercava di raccontare che lui aveva aiutato la donna mandandola da uno psicologo e Ferraro (che l’aveva accompagnata settimanalmente gli indicava indirizzo dello stesso, vicino piazza re di Roma). Fece anche l’errore di ammettere che era stato relazionato dalla psicologa di quello che si sentiva nei file, ma i presupposti dell’errore risalgono all’incontro del Dicembre 2008 in cui era presente la stessa e lui la premeva impedendole di prendere la parola affinché non parlasse. A quel punto erraro raccontò della (inventata) registrazione dell’incontro con la psicologa e del suo sms nonché della redazione comunemente verificata di una scheda promemoria.

Finì l’ora ultima esausto e un po’ rabbuiato rinviando al terzo appuntamento.

In quell’occasione accadde un minuscolo colpo di scena: Ferraro aveva incastrato l’avvocato di ormai ex “fiducia” Petrucci a venire ed egli recitò male la parte: invece di dire “ho sentito e verificato”, cosa falsa, che aveva detto “si sentono “delle cose”, il solito schema. Lo psichiatra Cancrini cercava di far dire a Ferraro che egli nel Gennaio-Febbraio 2009 non dormiva ed il magistrato lo smentiva recisamente. Provocava dicendo che nelle registrazioni si sentiva solo la televisione, senza ottenere soddisfazione. Affermava che nelle registrazioni si sentiva tutto di normale, ma anche l’avvocato imitandone l’espressione guardava e annuiva. Ferraro faceva un ping pong continuo per controllare le rispettive espressioni, finchè accadde che tra i due in perfetta ironica intesa, uno dei due (stimolato dal magistrato con future previsioni apocalittiche circa la sua permanenza in magistraturachiedesse all’altro degli accordi all’epoca presi con il Sant’Andrea e l’altro impallidito girò la testa verso sinistra dicendo “non c’è problema non c’è problema ...lo dice lui”. Quest’ultimo era l’avvocato Petrucci che rispondeva e non si parlava dello sventato trasferimento.

Il quarto incontrò fu il più divertente. Ferraro aveva preparato la scena necessaria poiché nell’ultimo incontro anche lo psichiatra Cancrini aveva fatto finta di accettare audio e trascrizioni per verificarne il contenuto.

Per calmare le acque al Sant’Andrea Ferraro aveva anticipato alla psichiatra teutonica che avrebbe strappato le trascrizioni e fatto venir meno la richiesta di verifica. Dinanzi all’antico psichiatra “occulto” Cancrini, dopo una lunga premessa sulla sua professionalità e la sua storia, con delicatezza studiata e lentezza dei movimenti strappò i brogliacci (gesto cui lui ambiva, perché la carta senza audio è di per sè manipolabile come prova di un deliquio). Ferraro fece una breve analisi di come sarebbe potuta andare la storia procedimentale di quei fatti e ripreso il CD audio (che peraltro conteneva brani musicali di Eric Clapton appositamente rinominati: intendeva prenderlo in giro e verificare se avesse sentito il CD) volle studiare le sue reazioni che non mancarono.

Rifece finte domande sul suo sonno di allora che si tramutavano in sue affermazioni recise “sei tu che mi di dici che non dormivi e poi non potevi dormire, stavi male” (curioso argomentare alla rovescia e assurda asserzione, suonava come una minaccia). Usò una frase insinuante compatibile con un’atteggiamento psichiatrico “ho telefonato ieri allo psicologo della donna, perché tu mi dici che è in pericolo”. Replica immediata del magistrato: “all’epoca parlavo di reiterazione dei fatti e di pericoli, che riguardavano anche il minore, io non le ho mai detto questo oggi”. Terminò irritato dicendo “no, tu lo hai detto”. Nel salutarlo appariva solo poco poco risollevato, intravedeva forse una nuova diagnosi utilizzabile: Ferraro era troppo coerente troppo lucido e convinto, troppo preparato e sereno. Lo schema doveva ricomprendere la sua identità…La targhetta giusta da reinventare e la minaccia, incredibile: “l’elettroshock” in perfetto stile nazi-comunista .

E quì inizia la vicenda ironica dell’etichetta di “iperlucido con delirio di riferimento” che avrebbe tentato di sussumere il primario del Sant’Andrea Girardiprima di ammettere altra versione ed entità della “vicenda” e i retroscena a lui noti e di chiedere “tutela”.  Salvo poi incauto colpo di coda ”intellettuale”.

Nel frattempo una telefonata blitz digitale all’avvocato di “ex fiducia” e “di fiducia dell’ufficio” Petrucci aveva ottenuto l’effetto di sbalestrarlo e di farlo cadere: colto di sorpresa  e debitamente trattato con decisione, aveva poi ammesso che sapeva bene in che “ vespaio ad alta tensione “ si era cacciato il magistrato. Espressione sua. Ferraro gli dissi duramente “ora vai a dire al S. Andrea tutto quello che sai ..” Rispose sì con voce colpevolizzata e puntualmente il giorno dopo era entrato subito in contatto con il collega “amorevolmente interessato” Stafano Pesci (lo disse poi quest’ultimo, con aria minacciosa). Il giorno dopo l’avvocato scrisse vari sms di smentita e allusivi (ovviamente aveva ripreso fiato) ma ormai si sapeva con certezza quale e quanta fosse la storia e la malafede di chi lo aveva “accerchiato”.

 

VI. LA RICHIESTA DI FERRARO PER UNA RIVISITAZIONE CRITICA CIRCA LA ERRONEA VALUTAZIONE A SUO TEMPO EFFETTUATA. SERIE DI REAZIONI E FATTI VERIFICATISI. PISTA PSICHIATRICO OSPEDALIERA 

Restava il Sant’Andrea: forse una porta aperta, in quanto già all’epoca Ferraro aveva intuito che il Sant’Andrea poteva essere stato un “incidente di percorso” , infatti era destinato al San Filippo Neri, dove “lo conoscevano bene” ( un frase terrorizzante : ma chi aveva mai visto o frequentato quei criminali in camice ?! ), ma la sera del sequestro non c’erano posti liberi....

Nel frattempo Ferraro intratteneva rapporto di coppia con la dott.ssa Patrizia Foiani, vita normale, impegno sul lavoro normale, amici, leale e tranquillo rapporto con tutte le persone che frequentava, salvo la tensione salita da parte dei due colleghi nei suoi confronti. E la sua consapevolezza che da un momento all’altro poteva partire una reazione più formale.

Continuava a tentare di parlare con i suoi fratelli: disse loro che la vicenda sarebbe prima o poi emersa. Provocava sottilmente e qualche volta indignato da loro spudorato atteggiamento del tipo “sei grave, stai male, ti inventi tutto” etc etc..

Con telefonate calme aveva interloquito col fratello Marco, i cui rapporti telefonici “ illustri” ipotizzava allora genericamente. Ma questi teneva un rigoroso silenzio negando anche l’evidenza. Spesso il fratello alludeva a fatti, parole, comportamenti altrui che poteva conoscere solo tramite continuo aggiornamento. Con la sorella si era creato un rapporto di sfida: Ferrraro la chiamava, le introduceva un tema singolo per sondarne la disponibilità a ragionare, lei lo trattava come immaginabile, lui la salutava cercando di non perdere la pazienza. Un tassello alla volta, per capirne la ormai incomprensibile e meramente ipotetica buona fede: mai ella intimò di non telefonare più, salvo due occasioni in cui disse “se dobbiamo litigare è inutile...tu stai male, punto e basta...hai un problema di salute mentale”. Poi successe la cosa strana che chiamandola per riuscire anche solo a salutare, cosa che avveniva spesso e volentieri, scattava subito il fax dopo due squilli e Ferraro era costretto a ritelefonare anche due o tre volte: un problema tecnico, perché alla fine gli si rispondeva normalmente ( ma l'argomento delle troppe telefonate "tre o quattro " consecutive venne utizzato in una incontro sceneggiata del 29 dicembre 2010 da Simonetta Ferraro.  problema e falso argomento segnalati in telefonata in cui dal marito della sorella venne coperto improvvisamente di previsioni minacciose e insulti vari; telefonata oggetto di recente video pubblicato in rete).

Venne poi una convocazione all’ospedale di sabato mattina anticipata dal Lunedì. Ferraro decise di fare uscire allo scoperto il primo dei suoi due avvocati “nascosti”, il quale aveva verificato l’audio, sentito la storia, controllato i documenti, sentito altri riscontri “ digitali”, sottoposto il magistrato a veri piccoli interrogatori e domande trabocchetto per capire fino in fondo . Veniva solo per confermare la assenza di qualsiasi possibile ipotesi di problema psichiatrico a monte, non essendo la storia niente altro che ragionevolmente ipotizzabile, indiziariamente significativa e forse qualcosa di più.

L’incontro durato due ore e mezzo fu talmente significativo da sbalordire. Il professor Girardi con accanto la psichiatra teutonica, presentatosi con la teoria dell’aggravamento della terapia, necessario in quanto Ferraro riparlava dei fatti da lui subiti (egli in realtà ripeteva per scritto, oralmente, continuamente in tutti i modi che della storia non gli interessava nulla sul piano emotivo e personale e che se forniva precisazioni era per affrancarsi dalle valutazioni a suo tempo usate come un macigno contro di lui, in realtà tutte poggiate sulla "ufficiale" infondatezza della storia). Incalzato logicamente da Ferraro, ammise la formale ma anche sostanziale illegittimità della “proposta” coattiva  di TSO originario (l’eventuale problema psicologico non la giustificava, la prediagnosi era vistosamente improvvisata, le altre condizioni mancavano) solo salvandone con argomento antigiuridico  l’aspetto coattivo anticipato come prassi...romana ( sic !!! ). Non si rendeva neanche conto che infondatezza della proposta di TSO = infondatezza del ricovero

Poi recuperò il valore psichiatrico di un “giudizio formale” all’epoca effettuato sul comportamento del magistrato ed alle obiezioni circa la distorsione del giudizio formale, la possibilità di ricostruirne il vero comportamento attraverso chi lo aveva frequentato realmente e attraverso le sue dichiarazioni, saputo della serie di persone pronte a testimoniare e saputo che due erano già venute ma che si era detto di non farne venire altre, fece il suo colpo di scena. La storia era vera (?!) ma non contava nulla .. ripetè, il giudizio era “formale” (?!) fino a quando per dimostrare la patologia di Ferraro produsse con aria trionfante le trascrizioni dei file dell’epoca gettandole sul tavolo dinanzi all’avvocato: … ecco la prova della psicosi... diceva con quel gesto.

Peccato che usava una trascrizione verificabilmente aderente ad audio veri: poteva forse esserci qualche inesattezza su qualche parola o qualche significato fonetico, ma erano files audio mai ascoltati da nessuno dei “convinti” assertori della “psicosi reattiva” di Ferraro, con la eccezione non insignificante dell’amorevole collega Stefano Pesci afflitto peraltro da problema uditivo “dichiarato”, che lo seguiva “umanamente”, con CD rimasto poi nelle mani della psichiatra teutonica .

IL DOTT. GIRARDI  ASSERIVA IN CONCRETO CHE LA DIAGNOSI DI PATOLOGIA ATTRIBUITAMI ERA FORMULATA SULLA BASE DEL CONTENUTO DELLE TRASCRIZIONI E REGISTRAZIONI EFFETTUATE E QUINDI SU DATI CHE MAI ERANO STATI VISIONATI (O ASCOLTATI, NEL CASO DEI FILE AUDIO) DA CHI HA FORMULATO LA DIAGNOSI. Si trovava ora dinanzi ad un professionista, il nuovo avvocato imperturbabile, che aveva più volte sentito tutto per essere sicuro al cento per cento; persona che non nutriva dubbi avendo accertato tutto (perfino una insignificante discrepanza su una frase, poi superata.

Arrossendo vistosamente per la contrarietà, il primario capiva la differenza della situazione: non c’era più un giunco infranto, piegato e solo ( che fingeva, rintanato, in attesa di ricostruire tutto ), c’erano Paolo Ferraro ed un primo professionista che affermavano serenamente, il secondo con un pacato silenzio di palese smentita e dissenziente, la (loro) verificabile, giustificata equilibrata versione. Poco prima, dopo vari cedimenti alle ordinate e pacate obiezioni motivate, allusione all’incauto sillogismo “da delirio psicotico a deliroide permanente” con declamazione della frase “lei è un iperlucido”; adesso l’equazione si scioglieva come neve al sole: mancava il fondamento. Ferraro aveva già più volte chiarito che in gioco era la sua indipendenza, identità e l’indicazione di fatti valutabili e verificabili era solo tesa a dimostrare ciò che lo riguardava.

Il prof. Girardi era stato avvisato delle pressioni subite da Ferraro anche verbalmente e aveva lasciato a briglia sciolta la teutonica psichiatra con il compito di verificare a che punto fosse il magistrato sulla storia e che cosa intendesse fare. Ferraro curò di riferire fatti e dati anche su richiesta (mai avevano ascoltato le registrazioni!): la dott.ssa aveva lanciato la frase “ci stiamo ricredendo” (trappola o verità?). Alla sua decisione di sentire CD se ne uscì con la asserzione “verificherò ma occorrono tre settimane per sentire”. Era evidente, cercava solo il tempo “catecumenale” per una diagnosi, altro che apertura di credito! Ferraro si lasciò scappare la frase “nominerò altri psichiatri ..” cosa che ha regolarmente fatto. Fece anche una studiata provocazione inviando alla psichiatra teutonica tre mail rispettive di taglio anche spiritoso con allegati files distintamente sentiti (in condizioni ottimali) dalla sua compagna e dal suo avvocato e un file delicatissimo (adeguatamente ripulito) con inequivoche presenza minorile e contesto. Le stesse due mail inviò al collega Stefano Pesci. L’una confermò la ricezione, in ora di ufficio, dal computer del reparto, buono solo alla dattiloscrittura o alla registrazione dei dati, mentre l’altro rispose con una mail in cui definiva tutto ciò che si sentiva “ brodo acustico”, confermando il suo particolare problema politico-auricolare. Ferraro non cercava certo di convincere, sapeva di sbilanciarsi e poter mettere in mani particolari argomenti “tematici” utilizzabili contro di lui. Ma ormai la situazione era diversa, non era più solo, quindi avrebbero dovuto sostenere un’improvvisa epidemia di tanti deliranti deliroidi oppure ammettere tante attività illegali coperte...

Il secondo incontro con la psichiatrica teutonica fu esilarante: Ferraro la aggiornò solo su piccoli eventi quotidiani dell’ufficio, ribadì che della storia in sè non gliene importava un fico secco (la litania serviva a smontare l’equazione assurda coinvolgimento affettivo=patologia mentale)  e cedette la parola all’avvocato venuto sempre per il solito motivo. Nel frattempo era, senza apparire, entrato in gioco anche il secondo difensore incaricato, che aveva sentito e condiviso con il primo l’audio di file più importanti. Estremamente cauto e con perifrasi preparatorie, l’avvocato presente illustrò sinteticamente ed in modo inequivocabile il contenuto di uno dei file più delicati precedentemente inviato anche per mail alla psichiatra, rimasta ora (come al solito) priva di espressione percepibile alla notizia. Chi era lo psicotico ora? Le si confondevano le idee, forse, ma sempre teutonica rimaneva...

Il terzo incontro, richiesto direttamente al prof. Girardi, con intervento del secondo avvocato anche lui ormai perfettamente informato e formato sui fatti, si rivelò invece una sorpresa gradita. Era il dicembre del 2010.

Il professore confermava che valutando il complesso della vicenda intendeva subito certificare il perfetto stato di salute psicologico e psichiatrico attuale del magistrato (tema già da lui introdotto nel sabato precedente). Visibilmente preoccupato, nell’accompagnare alla porta Ferraro ed il suo secondo avvocato, con porta esterna aperta, rosso in viso, rivelò di persone pericolose che affollavano la vicenda, esternando concetti molto più chiari ed incisivi, con espressione del viso tra il preoccupato e l’impaurito. Precisò che invocava una  denuncia dell’avvocato di Ferraro, per essere messo in condizione, si capiva, di sottrarsi alle pressioni implicitamente lamentate (disse testualmente che ciò “gli avrebbe fatto piacere”). Già nel precedente incontro aveva eufemisticamente parlato di vari personaggi “che gli stavano antipatici e che affollavano la scena”.

Prese tempo per la certificazione, ma in effetti era chiamato ed atteso in reparto, sempre rinnovando l’appuntamento per finalmente certificare la “novità”. Ferraro informò personalmente della “buona novità” il Procuratore Capo  Ferrara ….....

In sequenza temporale sono successivamente accaduti i seguenti fatti che ci limitiamo ad elencare oggettivamente:

  1. Ferraro decise di informare delle sue vicende degli ultimi due anni i colleghi che lo conoscevano bene e altri aggiunti che a suo avviso potevano sapere (girava una versione strana, edulcorata e neutra: il magistrato avrebbe avuto un esaurimento nervoso per essersi separato dalla moglie. Ferraro dovette quindi fare un’opera di contro-informazione contro tante falsità. Una autorevole reazione non mancò: il Procuratore capo di Roma Giovanni Ferrara dopo tanti segnali inequivoci " non usare il cervello , non devi usare il cervello" inscenò il 24 dicembre del 2010 a tu per tu con Ferraro la pantomima della organizzazione segreta " noi temiamo la informazione , la informazione" e poi sfogliando immaginificamente un foglio di giornale, seduto dinanzi alla scrivania , con sguardo e mimica da gattone malefico sacralmente recitò " Omicidio ... omicidio .. omicidio suicidio " . E io non resistetti al sacrale monito,  stampandomi un sorrisone ironico in viso e ridacchiando, come dire,  gratificato del crollo psichico morale del soggetto,  sino alla porta di quella malsana stanza .. Il volto ignoto della magistratura deviata si era mostrato ancor più evidente  nella sua comica arroganza carica di misera follia .. 

  2. Nella notte tra il 12 ed il 13 Dicembre 2010 ricevette alle ore 23, 24, 1, 4, 5 e 7 (indicativamente...le telefonate potevano essere di più) telefonate anonime con persona silenziosa che interrompeva la comunicazione dopo 20 secondi, presente come testimone anche la compagna del magistrato; poi ricevette altre tre telefonate anonime il 15 Dicembre del 2010 alle ore 22:50, a mezzanotte e alle sei della mattina. La prima curiosamente arricchita dal rumore di uno "sciacquone". Decise di non denunciare il fatto per la sua oggettiva irrilevanza, ma anche memore dell’esperienza del 21 Maggio 2009 e della possibile instabilità dei dati sulle telefonate ricavabili anche dai tabulati (peccato che per la prima notte c’era una testimone diretta). Comunicò con intenzionale ironia il fatto, particolarmente alludendo alla non facile individuabilità del tipo di sciacquone, parlando sempre con il Procuratore Giovanni Ferrara, da solo..... 

  3. Il 25 Dicembre 2010 alle ore 9:00 c.a. a casa dei genitori con i quali aveva passato la veglia di Natale restando a dormire a casa loro, hanno suonato alla porta due persone così da lui viste e studiate per c.a un minuto allo spioncino. Alzatosi di corsa dal letto nella stanza davanti all’ingresso il magistrato vide: il primo (alto c.a. un metro e ottantacinque, dal viso massiccio e capelli cortissimi, corporatura da culturista imponente , indossante una giacchetta verde senza braccia, sotto una magliettina rosso amaranto a maniche corte lievemente sbiadita  gli sembrò, braccia possenti incrociate, mano destra accarezzante il bicipite sinistro, pantaloni color verde militare) era posizionato davanti alla porta a gambe allargate; il secondo di dimensioni fisiche più ordinarie, a giudicare dalla porzione del torace visibile, posizionato a cavallo tra l’ultima rampa delle scale ed il pianerottolo, indossante una maglione color crema visibile solo in parte, lineamenti del viso colti lateralmente (sul lato sinistro) molto regolari, capelli corti. Vista l’ora, il giorno, l’assenza di preventiva citofonata e gli sguardi di reciproca intesa che si scambiavano, decise di non aprire. Nel frattempo dalla molto più lontana camera da letto arrivava lentamente suo padre (84 anni, con gravi problemi di cataratta e gravissimi problemi di vista e senza occhiali) stupito della scampanellata mattutina. Ferraro gli disse “se cercano me, non ci sono”... il padre non aprì e allumò come poteva nelle sue condizioni dallo spioncino. Poi con espressione di rabbia, tornato ,  gli disse “ ti arrestano” ma resosi subito conto dell’incommensurabile assurdità di quello che diceva, storcendo il viso dalla paura disse addirittura (facendo tutto da solo) e con un coraggio che solo la sua età lascia perdonare “vai via, vai via ... questi uccidono anche me!”.

E’ bene precisare a sua scusante che da molti anni è affetto da problemi arteriosclerotici. Nel periodo seguente e dal mese di Gennaio in particolare sarebbe passato dal tacere/sottacere/negare/affermare il fatto, fino a raccontare versioni una più differente dell’altra sui tratti e sembianze che aveva potuto intravedere, con le ultime versioni quasi ridicole . Ma nella prima versione era stato quasi ineccepibile. Il detto genitore ha sempre negato di avere rapporti telefonici e personali con il figlio Marco Ferraro, specie nel periodo Dicembre 2010 Marzo 2011 e che la anomalia delle versioni succedutesi è tale da sembrare non giustificabile solo con l’età e da necessitare accurata verifica. Non sapremo mai se di Babbi Natale con vestito fuori ordinanza si trattava, o di "testimoni di Geova" senza cravatta, ipervitaminizzati, oppure di pastoroni sardi od abruzzesi, senza pecora o zampogna. Forse sarebbe stato meglio che il padre avesse aperto la porta, o forse no. Ma più tardi a distanza di un anno il magistrato avrebbe trovato indizi di una sua “appartenenza” da impiegato del Ministero dell’Interno poi andato in pensione ed avuto implicite e meno esplicite ammissioni...

  1. Ferraro telefonò, credo la sera del 29 Dicembre (dopo ulteriore incontro con il prof. Girardi e “familiari” ), all’amico Massimo dei C.C. , essendo pure convinto che lui non sapesse bene cosa gli fosse successo e tutto sommato teneva a che lui sapesse (in qualità di amico con cui aveva fatto cene, uscita in locale e cui aveva dato sostegno morale in ordine alla vicenda della sua separazione). Raccontò cosa aveva subito nei due anni passati, precisando il contesto in cui erano avvenuti i fatti (cittadella militare e natura delle persone ragionevolmente appartenenti alla storia) che era un punto di riferimento necessario. Raccontò dei file estratti, dell’ascolto da parte della donna, a suo tempo, delle sue mail, del suo sapere del TSO prima, della valutazione che di sètta dovesse trattarsi (peraltro cosa detta esplicitamente a suo tempo dalla donna e poi suffragata dall’analisi sulle registrazioni fatte non solo da Ferraro ma anche da altri professionisti), dello scenario ipotetico che si apriva. Alluse esplicitamente ed incisivamente al tema che emerge costantemente intorno alle sette di un certo tipo, richiamando le due indicazioni più ricorrenti a riguardo (tonnellate di letteratura e ricerche di giornalisti specializzati) precisando che il Procuratore Generale dell’epoca poteva sapere e valutare (per esperienza, storia e collocazione) ma che era andato in pensione proprio quando subiva quanto sopra descritto.

Lo stesso 29 dicembre il prof. Girardi, di mattina, convocata la parte della“famiglia Ferraro” che in realtà il magistrato non vedeva da tempo (con l’eccezione del padre e dei figli: insomma convocata anche la sorella venuta poi con il maritoproclamò: “ Per me il dott. Ferraro Paolo sta perfettamente bene da ogni punto di vista. Parlate voi, chi deve opporsi e dire qualcosa “lo dica ora o mai più” con citazione di chiaro sapore canonico-manzoniano.

La ridicola bagarre che ne nacque, Ferraro impassibile, vide suo cognato scagliarsi contro di lui e suo padre, urlando che tutti i problemi erano risalenti al padre; la sorella con espressione visibile (e valutabile) disse che Ferraro l’aveva infastidita/impaurita con continue telefonate (quelle di mero saluto, ricerca di chiarimento o dialogo troppo spesso sistematicamente incappate in plurimo fax attivato al secondo squillo, si ricordi...) dicendo che di lui aveva paura la sua ex moglie e che per questo non era venuta. La sera prima il magistrato stato a cena da quest’ultima dopo aver tenuto le bambine tutto il pomeriggio e la mattina (sic !!!) e l’ex moglie disse che non intendeva più mischiarsi a quella incredibile follia familiare (era in perfetta non buona fede anche lei, ovviamente, peccato che tale “follia familiare” fosse a lei nota fin dai primi giorni del loro antico rapporto, così come il suo tenere a bada il tutto semplicemente facendo la propria vita). Ferraro riferì di tale incontro sua sorella, che storse il viso: aveva inventato una bugia costruita.

Il professore giocò una carta riservata (sapeva della gravità dei rapporti interpersonali della famiglia, e del “lavoro terapeutico” effettuato dal primo “psichiatra occulto” Luigi Cancrini): si alzò e pregò la sorella, il cognato e i due figli del primo matrimonio di Ferraro a seguirli. Non sappiamo cosa dissero, poi tornò, sancì che occorreva una terapia familiare (lo avrebbe capito anche un masso, visto lo stato in cui erano ridotti): Ferraro rispose con un “sì certo,  è evidente” che parlava più di un comizio intero. Girardi parlò poi brevemente con Ferraro padre, che ancora raccontava di come il primo psichiatra Cancrini avesse impostato la vicenda, con una apparente ignara ingenuità imperdonabile nonostante l’età. A distanza di un anno è emerso ben altro.

Il prof. Girardi infine disse al magistrato “torna la prossima volta, adesso non ho tempo di stilare il certificato” indicando una data poi rinviata con sms.

Una sola volta Ferraro si era recato negli ultimi sei mesi con l’auto dal fratello e poi dalla sorella, di domenica pomeriggio, per tentare di parlargli. Il fratello, più accorto, lo fece parlare per 4 minuti più o meno, dopo di che il magistrato si congedò  da lui e dalla famiglia. La sorella invece lo accolse come si accoglie un appestato: lo fece entrare ma non parlare, lui tentò di dirle che troppe cose nuove succedevano e che volevano parlare con il Procuratore Generale, che dovevano almeno provare a capire. Le repliche furono “sì dobbiamo parlare, tu sei gravemente malato” e impedendogli di spiegare lo accompagnò al cancello esterno dov’era parcheggiata l’auto, facendo un gesto reiterato la cui assurdità e “follia” era agghiacciante. Gli accarezzava con tratto quasi violento, nevrotico e reiterato privo di dolcezza almeno dieci volte la schiena. Il magistrato si allontanò ancor di più sbalordito ma almeno sapeva una cosa: le convinzioni di sua sorella erano tali da darle un comportamento inequivocabilmente “patologico”,  dal suo punto di vista. Cosa pensasse e chi continuava eventualmente ad influenzarla non è dato sapere con certezza. Il magistrato relazionò poi la psichiatra dell’assurda situazione (era il giorno successivo alle telefonate anonime e la sua compagna lo aveva seguito lì per confermarle) e domandò con ingenuità non ingenua “ma può essere in buona fede mia sorella?” per significare “insomma vi rendete conto in che stato è ridotta, che grave situazione si è creata?”. Riflettendo rapidamente  ed associando gli elementi a sua conoscenza , lievemente ironica e trasognata la psichiatra teutonica disse un .." può essere .... " dubitativo ( secondo me pensava alla intensità e qualità della manipolazione  subita .... ).

Nel frattempo una sola telefonata il 6 Gennaio 2011 alle ore 13 e 27 con il cognato Gianni Nicolosi  carica di insulti subiti  (“frocio, cacasotto, pezzi di merda , riferito al magistrato e curiosamente anche al fratello probabilmente solo perché in vacanza si era sottratto all’incontro del 29 Dicembre). Minacce implicite (“stai con le pezze al culo) ed una osservazione sulla intelligenza della moglie che lasciava, solo in ipotesi evanescente, supporre qualcosa di intelligentemente realizzato ( o così ritenuta dal  Nic. ) .  Riguardo poi la rapida pseudo-carriera pseudo-politica della sorella di Ferraro, impiegata pubblica, vincitrice all’improvviso della abilitazione per avvocato (nel dicembre 2009 a 43 anni) e convocata come “esperta” in due convegni di magistratura democratica  dell'area dei lavoristi ( Rossi, Pivetti e via via post-miglioristi discorrendo )...basta cercare su internet...

La nuova convocazione del primario del Sant’Andrea Girardi “per la consegna del certificato di perfetto stato di salute” di Paolo Ferraro, rinviata dal Sabato era prevista Lunedì mattina 11 Gennaio 2011 ore 8:30 ( curiosa ora ). Il magistrato si presentò accompagnato dai suoi due avvocati (tutti "attrezzati" per una attività lecita di registrazione del colloquio tra presenti) valutando che c’era qualcosa che non quadrava. Arrivarono leggermente tardi e il prof. Girardi chiese (?!) l’autorizzazione a poter parlare della sua (si saprà, “nuova”) situazione. Disse davanti che secondo lui la terapia (due pasticche di litio che era ancora costretto a prendere per scongiurare la minaccia correlata alla interruzione di tale “terapia”) non avevano più fatto effetto, o che aveva smesso di prenderle. Che occorreva una nuova terapia. Spiegò cattedraticamente e in astratto la differenza tra convinzioni giuste, convinzioni lecitamente errate, convinzioni sbagliate ed in mezzo le convinzioni deliroidi fondate su fatti non accaduti così come percepiti o fatti solo in minima parte veri ma ricostruiti secondo logica malata ed inaderente frutto del "vissuto". . E pensare rifletteva Ferraro,   ironicamente, che   Girardi stesso   aveva manifestato la stessa forma di patologia da lui descritta quando impaurito e rosso in viso aveva rivelato di “persone pericolose” (mentre Ferraro sino ad allora non ne aveva mai parlato e neanche supponeva alcune cose che avrebbe invece di seguito accertato). 

Disse che la nuova terapia doveva essere tarata e che il magistrato doveva ricoverarsi volontariamente (doveva...volontariamente???) per cinque giorni. Il magistrato pacatamente replicò ad ogni sua asserzione e poi, neanche preoccupato dell’improvviso revirement, si allontanò con uno psichiatra da Girardi destinato, si saprà dopo, a convincerlo della urgente improcrastinabilità del ricovero “volontario”. Parlò serenamente con quest’ultimo, dott. Sani,  che non era al corrente di nulla ma si affaticò per raggiunere l'obiettivo assegnatogli di indurre Ferraro a ricoverarsi ) ?!?! .  

In assenza di Ferraro uscito dalla stanza , il primario prof. Girardi disse una sequenza di cose IMPRESSIONANTI, descrivendo una situazione ormai irreversibile e grave definita come “questo disastro” di pensiero deliroide, di allargamento a macchia d’olio (non sapremo mai se si riferisse al parlare con colleghi o piuttosto all’allargamento di ipotesi o scenari, ipotizzabili e scartabili semplicemente inserendo elementi od indizi contrari). Parlò di necessità di ricoveri lunghi e molteplici, di terapie pluriennali, di una presunta ipersessualità (!!! è un indizio sintomatico di gravi patologie varie, mentre per gli ignari è un complimento ambito) ed assurdamente di assoluta “solitudine” del magistrato (che invece aveva ed ha una regolare compagna, gli amici che vivevano e sono in contatto continuo con lui, una vita sociale di lavoro intensa e soddisfacente, rapporti fatti di stima e fiducia con i colleghi, la stima indiscussa del foro di Roma e della magistratura (anche  deviata) , interesse alla vita ed alle persone, una serenità interiore fondata sulla coscienza e sui valori flessa un poco  solo dalla preoccupazione che la sequenza delle pressioni e nuovi fatti “da classificare previo approfondimento” ed interpretare, poteva legittimamente comportare).

Il prof. Girardi arrivò a parlare di “ricovero volontario” per 15 o 20 giorni e illustrò altra prassi lternativa suggestivamente impostata come tema generale: l’appoggio necessario al CIM (Centro Igiene Mentale) che procede a sua volta come da prassi necessitata a continui ricoveri e TSO ( “bum TSO bum TSO” disse suggestivamente, a far immaginare la sorte di Ferraro destinato al CIM e la “pubblicità” che ne sarebbe derivata). Precisò varie sfumature astratte sulla presunta gravità della situazione definita “questo disastro”, parlò di presunti buchi del pensiero del magistrato, senza dire quali (solito vizio “metodologico”), indicando la necessità oltre che del ricovero di terapie pesanti pluriennali (un antipsicotico da elefanti giganti, si presume, vista la dimensione delle sinapsi da annichilire). Pregò “caldamente” i due avvocati, vista la asserita quasi irreversibile gravità della situazione, di convincere Ferraro.

Soddisfatto del risultato ottenuto il prof. Girardi si allontanò per un impegno, lasciando stravolto e scioccato l’avvocato più sensibile, interdetto e sbalordito l’altro di più antica esperienza e forza, costruita su prove di vita e professionali, ... I due avvocati raggiunsero il magistrato visibilmente scossi nella saletta dove per due ore e trenta vi sarebbe  stato un colloquio lucido e sereno  con lo psichiatra neo “addetto” al ricovero “volontario” dott. Gabriele Sani.  

Nel corso del lungo incontro il giovane psichiatra si produsse in artati e pindarici sillogismi volti a dimostrare la necessità di un ricovero immediato: l’immediatezza evocata era a dir poco TRASPARENTE… Alluse a bassa voce a “problemi cognitivi” (ovviamente non sapeva nulla di concreto di lui e ripeteva una pappardella astratta illustratagli in fretta e furia sempre “in astratto”). Perse la pazienza alla “obiezione linguistica” dopo che aveva introdotto il concetto suggestivo “spero che lei non si penta” (del non aver subito accertato il cortese invito, c’era già un letto disponibile). Non resse alla distinzione tra sospetti fondati, concetto introdotto dal suo primario, che necessitano di una verifica clinica e sospetti assolutamente infondati che necessitano semplicemente della acquisizione mera di informazioni reali corrette ed equilibrate (oppure ancora sospetti strumentalmente e dolosamente utilizzati, diciamo noi, che necessitano di intervento repressivo della autorità giudiziaria...). Non riuscì ad ottenere un rifiuto esplicito alla cortese proposta, che avrebbe ancora una volta fornito il pretesto per attuare una iniziativa disperata. Ferraro chiese solo un rinvio per valutare la “buffa” nuova situazione...

Non era più il tempo di attendere: dopo due giorni seppe esattamente, al centimetro, la portata, incredibilità e insinuante minacciosità delle “valutazioni” che avevano provvisoriamente fustigato l’animo dei suoi due avvocati. E solo l’ascolto possibile di queste illuminerà più di qualunque argomentazione.

  1. In data 12/1/2010 la nota indignata e chiara, con allegati non di secondaria importanza, nella quale confermato l’ascolto dell’audio da terze persone (diverse da Ferraro) e fattane propria anche la interpretazione globale e singola con dichiarazione di condivisione con il dott. Ferraro, si ironizzava volutamente sulla “scherzosità” delle antipatie manifestate dal primario una prima volta, paure poi espresse in modo chiaro e “visibile” (all. 18).

  2. La lettera successiva in data 18/01/2011 (all 19) nella quale veniva comunicato l’esito della analitica relazione elaborata sul magistrato da professionista, psichiatra e cattedratico prof. G.B. Camerini, anche con indicazioni precise sulla “presunta” (inesistente) patologia a monte e la contestuale comunicazione che altro noto professionista prof.  Francesco Bruno aveva avviato la verifica del suo stato presunto di non salute prendendolo in carico con esito finale di relazione (al termine dei complessi test programmati ed avviati e previ adeguati colloqui proseguiti con la dott.ssa Daniela Veneruso). Altra questione è perchè Ferraro scegliesse con cognizione di causa il prof. Francesco Bruno, con quali più ampi obiettivi e per quali commendevoli fini di  “approfondimento”.

  3. In data 19 gennaio 2010 perveniva la presa d’atto da parte del primario del Sant’Andrea prof. Girardi che introduceva la “informazione”  che “ente di riferimento per ulteriori possibili sviluppi ... è il Dipartimento di salute mentale di residenza” e che “potranno essere assunte le informazioni del caso” a riguardo (Si veda richiesta di sequestro in denuncia). Anche questa ultima “intimidazione” a futura memoria il magistrato ha dovuto subire .

  4. In data 20/01/2010 è stata depositata la allegata nota diretta al Procuratore della Repubblica e al Procuratore Generale della Repubblica (all. 20) circa i fatti indicati ed emersi dalle dichiarazioni del primario, che nelle intenzioni era un primo tassello fondato su precisi dati concreti valutabili e verificabili.

Nel frattempo era stata inviata una relazione dell’ufficio della Procura al CSM: sarebbe utile fare un’analisi temporale della sequenza relazione-invito al ricovero. Risulterebbe tedioso il racconto analitico del successivo, pressante, irato, meno argomentato, duplice “invito” a ricoverarsi in forma “volontaria” subìto da Ferraro in ufficio, oppure a prendere 15/30 giorni di congedo ordinario, ma curiosamente “debole” per i toni proprio anche sotto il profilo giuridico. Ciò avvenuto a notizia pervenuta dello stallo non preventivato e a cavallo delle novità ulteriori prima elencate.

Seguì uno scambio illuminante di note tra avvocati  FAX in data 02/02/2011 ore 18:51 (pervenuto il giorno prima della convocazione presso la Procura Generale del solo avv. Minghelli Gianantonio alle ore 11:00 del 03/02/2011) inviato dall’avv. Antonia Di Maggio che dichiarava di agire per conto di “alcuni parenti”. Un fax tanto allusivo, implicitamente violento ed intimidatorio e volto a liquidare con diffide gli avvocati di Ferraro, salva conclusione melliflua, e tale da far ritenere opportuno l’approfondimento circa la paternità dello scritto e del mandante. Insieme a loro fu infine redatto il sereno ed equilibrato fax di risposta avv. Minghelli in data 4/2/2011... .

Venne consegnata infine ulteriore relazione psicometrica di altro psichiatra criminologo prof. Francesco Bruno e della psicologa dott.ssa Daniela Veneruso, relazione anch’essa come l’altra escludente in radice qualunque patologia di qualche rilievo psichiatrico a valle ed a monte (all 20 bis e 20 ter), fatta eccezione per lo stato di ansia da “vissuto” accumulata nel Dicembre 2010 e Gennaio 2011 e per una “rovesciata” e capziosa allusione ad un rapporto “pseudonevrotico” con i parenti. La reale situazione era completamente rovesciata e leggendo il tutto si può capire quanto Ferraro avesse fatto bene a scegliere il “famoso” Francesco Bruno e che frequentando il suo studio avrebbe probabilmente capito molte cose.  Era evidente che con la sua relazione veniva lasciata aperta la sponda della PISTA PSICHIATRICA FAMILIARE  esattamente come orchestrata da Luigi Cancrini.  Il tutto confermatosi ex post e testimoniato anche da un diario che incautamente richiesto dal Cancrini al padre del magistrato, a sua insaputa e addirittura dal Natale 2008, a lui consegnato solamente il 23  Dicembre del 2011 in un attimo di stordito pentimento del suo stesso padre. Costituisce anche una prova di come si mosse il detto “psichiatra psicologo ipnoterapeuta” Luigi Cancrini. Per quanto concerne invece il fatto, alcune letture e la gravità confermata dei fatti ivi indicati, vedasi lettera durissima di vari avvocati che illumina di luce i fatti.

Nel frattempo preso atto della forza delle pressioni che mergeva dalle condotte sempre più incerte e indecise dagli avvocati, ma soprattutto del loro ruolo ormai di testimoni, Ferraro sollevò entrambi dal loro incarico di assistenza diretta in previsione della necessità di un loro coinvolgimento e in qualità di parte offesa e si è rivolto ad altri professionisti.

 

 


 

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